SIMONE SIGNORET ( Henriette Charlotte Simone Kaminker, 25/05/21, Wiesbaden, Hesse, D - 30/10/85, Autheuil-Authouillet, F)
Nata in Germania nel 1921, SIMONE SIGNORET, che nacque Henriette Charlotte Simone Kaminker, e adottò Signoret, il cognome da nubile della madre, per evitarsi problemi con le autorità naziste fino al 1945, per anni rimase ai bordi della celebrità, apparendo in molti film, anche con una sola battuta, nonostante la sua notevole bellezza: andata a vivere in Francia, lavorava senza regolare permesso durante l'occupazione nazista, dato che il padre, di origine ebrea, era andato a vivere in Inghilterra all'avvento del nazismo. Per aiutare la madre e i tre fratelli, l'attrice si accontentava di presenziare anche per pochi fotogrammi, pur di portare dei soldi a casa. Nel 1948, a ventisette anni, interpretò una prostituta che incontrava un uomo e se ne innamorava in "DEDEE D'ANVERS", di YVES ALLEGRET, che fu il suo primo marito. Nel 1952, la vera svolta con "CASCO D'ORO", che divenne anche il suo soprannome. Uno dei ruoli più importanti della sua carriera fu quello di Nicole Horner ne "I DIABOLICI", uno dei grandi thriller della storia del cinema. In America divenne particolarmente celebre a 38 anni, con il successo riscontrato per la sua prova in "LA STRADA DEI QUARTIERI ALTI", in cui il suo personaggio, una donna infelicemente sposata, incontrava il primo vero amore della vita. Successivamente, si divorziò, e si risposò con YVES MONTAND: ai due venne negato il visto per gli Stati Uniti, negli anni Cinquanta, per il loro attivismo di sinistra, inviso alla preponderante corrente di pensiero filomaccartista. Poterono andare in USA nel 1960, quando Montand si esibì in concerto a New York e San Francisco, e poi girò "FACCIAMO L'AMORE" con MARILYN MONROE . I due presero in affitto un bungalow vicino alla Monroe e ARTHUR MILLER, all'epoca marito della bionda star americana: ebbero ottimi rapporti, e si vociferò di una relazione tra Montand e la Monroe, ma pare che non accadde, e che Miller volesse scrivere una pièce teatrale sulla vicenda. Nello stesso anno, Simone Signoret vinse l'Oscar proprio per "La strada dei quartieri alti", diventando la prima attrice a vincere come miglior protagonista per un film non statunitense, e la seconda francese a ottenere il riconoscimento (prima di lei CLAUDETTE COLBERT per "ACCADDE UNA NOTTE"), e in Italia fu la protagonista di uno dei film più amati degli anni Sessanta, "ADUA E LE COMPAGNE". Nel 1961 avrebbe dovuto interpretare "PAESE SELVAGGIO" accanto a ELVIS PRESLEY, ma poi non accettò il ruolo, e così fu scritturata HOPE LANGE. Un altro personaggio che rese memorabile, fu quello della contessa in "LA NAVE DEI FOLLI", nel 1965. Scrisse un romanzo, "Adieu Volodia", che narrava di un gruppo di immigrati ebrei dall'Ucraina e dalla Russia, e dei loro figli, sullo sfondo del mondo della recitazione in teatro ed al cinema; nel 1976 pubblicò un'autobiografia, "La nostalgie n'est plus qu'elle etait". Fu molto amica di DELPHINE SEYRIG e di ROMY SCHNEIDER, che riuscì a convincere a tornare sullo schermo per un'ultima apparizione dopo la tremenda vicenda della morte del figlio dell'attrice austriaca, in "LA SIGNORA E' DI PASSAGGIO". Parlava bene francese, inglese e tedesco. La figlia, CATHERINE ALLEGRET, è divenuta attrice: la Signoret aveva già avuto un bambino, morto purtroppo dopo soli nove giorni di vita, nel 1945. Nonostante fosse invecchiata precocemente, e negli ultimi anni dimostrasse più della sua vera età, Simone Signoret è stata un mito vero e proprio, con canzoni dedicate, e NINA SIMONE che scelse il nome d'arte in omaggio alla diva del cinema. E' stata sepolta vicino al marito, Yves Montand, nel celeberrimo cimitero parigino "Père-Lachaise".
COSI' PARLO' SIMONE SIGNORET:
"Colleziono le recensioni di tutti i film che ho rifiutato. E quando ne parlano male, sorrido."
"Sono invecchiata nel modo in cui le donne, che non sono attrici, invecchiano."
"Orde di ragazzine non si sono mai pettinate come me, o hanno imitato il modo in cui parlo, o come mi vesto. Ho avuto quindi il sollievo di non dover perpetuare un'immagine che sarebbe l'equivalente di una particolare canzone, che cristallizza un esatto momento della gioventù di qualcuno."
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