sabato 26 gennaio 2019

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RIO BRAVO ( Rio Grande, USA 1950)
DI JOHN FORD
WESTERN
"RIO BRAVO" venne tratto da un racconto pubblicato da JAMES WARNER BELLAH sul "Saturday Evening Post Story": JOHN FORD accettò di girare questa pellicola, più che altro per poter realizzare "UN UOMO TRANQUILLO", progetto a cui teneva particolarmente, per l'ambientazione irlandese. Si accordò con HERBERT J. YATES, a capo della Republic Pictures, assicurandosi che avrebbe avuto anche per l'altro film JOHN WAYNE e MAUREEN O'HARA nel cast: Yates riteneva che il film da girare in terra d'Irlanda rischiava di essere un flop commerciale, e pensava che questo western avrebbe compensato le perdite causate dall'altro titolo. Per Ford fu un film di passaggio, avendo la metà del budget de "IL MASSACRO DI FORT APACHE", e nessuno, tra produttori, regista, cast e troupe, parve prendere troppo sul serio questo lavoro. Fu la prima pellicola interpretata insieme da Wayne e la O'Hara, che avrebbero preso parte ad altri quattro film, in tutto, divenendo una delle accoppiate favorite del pubblico. Fu il debutto sullo schermo per PATRICK WAYNE. A ventinove anni, Maureen O'Hara era solo di 14 anni più anziana di CLAUDE JARMAN, jr., che interpretava suo figlio. John Wayne, per sembrare più anziano nel ruolo dell'ufficiale di cavalleria, indossò un piccolo parrucchino. In "Tis herself", l'autobiografia di Maureen O'Hara, si parla della morte di alcuni stuntmen su questo set, caduti dai cavalli durante l'attraversamento del fiume, i cui cadaveri non vennero mai recuperati. Le critiche più veementi a questo film furono causate dalla ricostruzione in studio dei paesaggi, troppo marcata, e dalle troppe canzoni presenti, per un western: HARRY CAREY, Jr. difese in interviste questa decisione, affermando che era molto tipico della cavalleria nordista vedere soldati che cantavano insieme nelle pause dalle missioni. La storia è ambientata nel 1879. Sul set ci furono tensioni tra il regista e i produttori: Ford fu particolarmente irritato con Yates e il produttore esecutivo RUDY RALSTON, che avevano preferito fare più riprese possibili in studio, dicendo ai due di accomodarsi fuori dal set. Nella scena della cena con il generale Sheridan, John Wayne indossa una Medaglia d'Onore. Per girare delle scene di massa nel Moab, vennero reclutati cinquanta pellerossa Navajo per impersonare membri di una tribù Apache, con LEE BRADLEY a fare da interprete: quando le riprese vennero effettuate, uno dei Navajo, BILLY YELLOW disse che se avessero saputo che erano stati chiamati per impersonare "rivali" Apache, non si sarebbero resi disponibili. Per  molti cinefili e fans di John Ford, l'ultimo film del regista sulla Cavalleria, giacchè "SOLDATI A CAVALLO" viene considerato un dramma sulla Guerra di Secessione. Per Wayne il tema della pellicola era una metafora della guerra in Corea: l'attore, notoriamente repubblicano ultraconservatore, era per estendere l'intervento contro la Cina, che fece attraversare il fiume Yalu alle proprie truppe. Di tutte le locations utilizzate nella pellicola, nessuna è vicina al Rio Grande, che tocca solo Colorado, New Mexico e Texas. Nonostante la scarsa convinzione dei realizzatori, è considerato oggi tra i grandi western di sempre. Costò oltre un milione e 200,000 dollari. 

giovedì 17 gennaio 2019

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C'ERA UNA VOLTA UN PICCOLO NAVIGLIO
( Saps at sea, USA 1940)
DI GORDON DOUGLAS
COMICO
E' l'unico film con STAN LAUREL e OLIVER HARDY diretto da GORDON DOUGLAS: Douglas, negli anni Trenta, aveva diretto diversi episodi delle comiche "SIMPATICHE CANAGLIE". Fu Laurel a volere che il film fosse girato in sequenza. Nel film, il professor O'Brien parla italiano. Molte delle gags furono aggiunte girando, senza che fossero scritte in sceneggiatura. Fu l'ultima volta per molte cose: BEN TURPIN, CHARLEY CHASE e HARRY BERNARD, caratteristi che avevano lavorato più volte con Stanlio e Ollio,  si spensero pochi mesi dopo le riprese, ALFRED FINLAYSON e CHARLIE HALL non girarono più altre pellicole con le due star comiche, fu l'ultimo lungometraggio girato da Laurel & Hardy per HAL ROACH, per l'ultima volta MARVIN HATLEY compose una colonna sonora per un loro lavoro, l'ultimo lungometraggio girato a Hollywood dal celebre cameraman ART LLOYD, con cui Stan Laurel aveva grande intesa: Lloyd ruppe il contratto con Roach, per firmarne uno con una compagnia indipendente, che però non riuscì mai a finanziare un singolo film. Lloyd poi seguì l'esercito americano in Europa per riprese documentarie di azioni di guerra: dopo esser colto da un ictus alla fine degli anni Quaranta, si ritirò dal cinema. Narciso, la capra, è il quarto animale in un film di Stanlio e Ollio ad avere un nome proprio: prima c'erano stati Laughing Gravy, un cane, Ethel, uno scimpanzé, e Dinah, un mulo. Per molti fans di Stanlio e Ollio, l'ultimo film davvero significativo del duo. 

domenica 13 gennaio 2019

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JEAN HARLOW ( Harlean Harlow Carpenter, 03/03/11, Kansas City, Missouri, USA- 07/06/37, Los Angeles, California, USA)
Nata Harlean Carpenter, JEAN HARLOW nacque nel Marzo 1911 a Kansas City, figlia di un noto dentista. A sedici anni, chiesta in moglie da un giovanotto benestante, di sette anni più vecchio, abbandonò la casa paterna, trasferendosi a Los Angeles: la giovane trovò lavoro come comparsa in alcuni film, ottenendo un ruolo piccolissimo in "MORAN OF THE MARINES". Da quel momento in poi, Jean rispose alle chiamate dei casting, tutte le volte che poteva: nel solo 1929, prese parte a undici pellicole. Due anni dopo la "fuga", il matrimonio naufragò, e i due sposi divorziarono. A diciassette anni si fece fotografare nuda nel Los Angeles Griffith Park, dal fotografo professionista Edwin Bosser Hesser. La grande occasione per la ragazza giunse nel 1930, quando entrò nel cast di "GLI ANGELI DELL'INFERNO", film di guerra prodotto e diretto da HOWARD HUGHES, che ottenne un bel successo commerciale. Hughes cedette il contratto firmato dalla bionda attrice alla MGM per 60,000 dollari, e la carriera della Harlow poté decollare. Ne "LA DONNA DI PLATINO" il pubblico si accorse che era esploso un nuovo sex-symbol, e nel 1932, accanto a CLARK GABLE nel film di JOHN FORD, "LO SCHIAFFO" la sua fama trovò consolidamento. Accanto a Gable avrebbe girato sei film in tutto. Fu girando questo lungometraggio che le arrivò sul set la tremenda notizia che il suo secondo marito, il produttore esecutivo PAUL BERN, si era suicidato. Le riprese rischiarono di arenarsi, e lo studio valutò l'ipotesi di rimpiazzarla con TALLULLAH BANKHEAD, se la Harlow non si fosse ripresa dallo shock. Ma l'attrice tenne duro e finì di girare il film, che si rivelò un altro grande successo: seguirono altri hits del botteghino, come "PRANZO ALLE OTTO", in cui lavorò per la prima volta con un'altra star con cui avrebbe condiviso affermazioni forti, come WALLACE BEERY, "ARGENTO VIVO", "SUI MARI DELLA CINA", "GELOSIA" e " SARATOGA". Fu proprio durante le riprese di quest'ultima pellicola, che Jean Harlow venne ricoverata in ospedale per un avvelenamento uremico, e nel giugno del 1937, morì per aggravamento dell'infezione, di edema cerebrale, a soli ventisei anni. Nel 1933 Jean Harlow si era risposata, per la terza volta, con il produttore HAROLD ROSSON: nonostante Rosson sia vissuto fino al 1990, e si fossero divorziati nel 1936, non si è mai risposato. L'attrice conobbe WILLIAM  POWELL nel 1935, e i due ebbero una relazione: si sarebbero probabilmente sposati, se Jean Harlow non avesse incontrato il proprio tragico destino. La Harlow è stata madrina di Millicent Siegel, figlia del famigerato gangster Ben "Bugsy" Siegel. Frequentò per un periodo un altro gangster piuttosto conosciuto, Abner Zwillman, che la aiutò a firmare un contratto con il boss della Columbia HARRY COHN, per due film: Zwillman le regalò anche un braccialetto di gioielli, e una Cadillac rossa. Molto superstiziosa, indossava due portafortuna: una cavigliera sulla caviglia sinistra, che si può notare in alcune pellicole, e uno specchio in camerino, nel quale si contemplava almeno una volta, prima di girare una ripresa. Era una convinta democratica, e nel '37 visitò il presidente Franklin Delano Roosevelt, il giorno del compleanno di questi. E' stata la prima attrice messa in copertina dal periodico "Life", nel Maggio 1937. Per mantenere il fisico sensuale, seguiva una stretta dieta di verdure e insalate. Ammetteva di dormire nuda, e di non portare biancheria intima. lei e HEDY LAMARR furono le principali ispirazioni per BOB KANE nel disegnare Cat Woman. Rifiutò il ruolo principale in "KING KONG", andato poi a FAY WRAY, e quello di "FREAKS", che ebbe invece OLGA BACLANOVA. Per MARILYN MONROE, fu l'idolo e l'ispirazione. E' stata sepolta al Forest Lawn Memorial Park a Grendale, in California: venne vestita con l'abito che aveva ne "LA DONNA DEL GIORNO".
COSI' PARLO' JEAN HARLOW
"Per me, amore ha sempre significato soprattutto amicizia."
"Non ero nata per recitare. Nessuno lo sa meglio di me. Se c'era un talento latente, ho dovuto lavorare duro, ascoltare attentamente, fare le cose fino allo sfinimento per spuntarla."
"C'è un Dio, anche a Hollywood."

mercoledì 9 gennaio 2019

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FAHRENHEIT 9/11 ( Fahrenheit 9/11, USA 2004)
DI MICHAEL MOORE
DOCUMENTARIO
Inizialmente, avrebbe dovuto essere la Icon di MEL GIBSON a finanziare la produzione di "FAHRENHEIT 9/11", l'accordo venne stretto nel 2002, ma la casa improvvisamente ruppe il contratto, ed intervennero la Miramax e Wild Bunch, che permisero la realizzazione del documentario. Moore registrò un'intervista con il contractor statunitense Nick Berg, che successivamente venne rapito ed ucciso in Iraq: d'accordo con la famiglia di Berg, il regista tagliò al montaggio la parte con lui. Come rileva Moore all'interno della pellicola, solo un politico del Congresso aveva un figlio sotto le armi, in zona di guerra: era Tim Johnson, democratico del South Dakota. Dopo la proiezione ufficiale al Festival di Cannes del 2004, il film ottenne la più lunga "standing ovation" mai registrata alla manifestazione: benchè non sia mai stata accertata l'effettiva durata, i giornalisti presenti parlarono di un tempo tra i 15 ed i 25 minuti di applausi. Michael Moore approvò che la pellicola fosse scaricabile da subito su Internet, in quanto era suo desiderio che più persone possibile potessero vederla. RAY BRADBURY, autore di "Fahrenheit 451" contestò pubblicamente Michael Moore per aver parafrasato il titolo del suo romanzo. E' stato il primo documentario a debuttare al numero uno del box-office americano. Fu Michael Moore a volere che "Fahrenheit 9/11" fosse nella categoria per il miglior film, e non per il miglior documentario, alla Academy Awards: aveva già vinto nel 2002 con "BOWLING A COLUMBINE", e riteneva questa sua opera più un film vero e proprio che un documentario. Inoltre, presentandola così, il regista pensava che fosse più spendibile nella sua personale campagna contro la rielezione di George W. Bush, a Novembre 2004: pur avendo un grande successo, e venendo trasmesso appena prima delle elezioni sulla tv americana, non contribuì a non far eleggere di nuovo Bush II. Intervistato a proposito, Moore osservò amaramente che il suo popolo aveva la memoria molto corta, e che aveva tributato al suo lavoro un successo enorme, ma allo stesso modo aveva rinnovato mandato alla Casa Bianca al politico contro cui questo titolo venne concepito. Arabia Saudita e Kuwait bandirono il film dal proprio territorio, per critiche sui loro rapporti con la presidenza USA e per come esercitavano il proprio potere. E' stato il primo documentario a passare i 100 milioni di dollari di incasso, negli Stati Uniti, nonostante l'uscita in meno di 100 sale su scala nazionale. Con un incasso globale di 222 milioni di dollari, è stato il film sulla guerra in Iraq di maggior successo della decade 2000/2010: molti dei lungometraggi con tematiche inerenti al conflitto iraqeno, come "NELLA VALLE DI ELAH", "THE HURT LOCKER" e "GREEN ZONE" avevano in pratica deluso al box-office. Vinse la Palma d'oro a Cannes nel 2004, ed il premio Fipresci. 

martedì 1 gennaio 2019

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NEL NOME DEL PADRE ( In the name of the father, GB/IRE/USA 1993)
DI JIM SHERIDAN
DRAMMATICO/BIOGRAFICO
L'autobiografia di GERRY CONLON, "Proved Innocent", come vittima di un clamoroso errore del sistema giudiziario britannico, accusato erroneamente di far parte di una frangia violenta dell'IRA, uscì a fine anni Ottanta, e suscitò da subito l'interesse del mondo cinematografico. Conlon fece amicizia con JOHNNY DEPP nell'Estate del 1990, e per lui l'attore era indicatissimo a interpretarlo sullo schermo: Depp fu comunque tra gli sponsor del libro presso la gente del cinema. MEL GIBSON e LIAM NEESON furono presi in considerazione per il ruolo di Conlon, poi i diritti per girare un film dal libro furono acquistati da GABRIEL BYRNE, il quale era intenzionato a ricoprire la parte principale, poi preferì essere il produttore esecutivo dell'opera, e scritturare DANIEL DAY-LEWIS come protagonista. A BONO VOX degli U2 venne offerta la parte di Paul Hill, ma il frontman della band irlandese dovette rinunciare per impegni del gruppo, tra la rifinitura del disco "Zooropa", e la preparazione del consecutivo tour. Il personaggio ebbe poi il volto di JOHN LYNCH. Per il ruolo di Gareth Pierce fu pensato dapprima a MADELEINE STOWE, poi fu EMMA THOMPSON ad avere la parte. Day-Lewis si preparò all'interpretazione perdendo un pò meno di una decina di kili, passando notti in una cella facendosi lanciare secchiate d'acqua gelida e offendere da membri della troupe per ricreare tante cose subite dal vero Conlon. Day-Lewis mantenne anche fuori dal set l'accento nord-irlandese usato per il ruolo, fino alla fine delle riprese. Nella realtà, Conlon e suo padre Giuseppe non condivisero mai una cella. Fu l'unica interpretazione di PETE POSTLETHWAITE a raggiungere la nomination all'Oscar. La regia di JIM SHERIDAN fu molto criticata da persone che avevano seguito le vicende di Conlon, per un'eccessiva libertà nel resoconto della sventura del protagonista: le famiglie di Gerry e la Maguire non vennero processate insieme, il personaggio dell'IRA Joe McAndrew è invenzione della sceneggiatura, l'avvocato Gareth Pierce non difese in aula Conlon, anche se indagò veramente su quel che era accaduto, perchè non era una penalista, seppure contribuì fortemente a ripristinare la verità. Inoltre, la Pierce non difese Giuseppe Conlon, perchè morì nel 1980, nove anni prima che il processo si concludesse. Il personaggio dell'ispettore Dixon non esistette nella realtà, ma era la combinazione di più poliziotti che avversarono Conlon. Byrne, pur rimanendo produttore esecutivo della pellicola, esternò il suo disappunto su alcune scelte del regista. Purtroppo, Gerry Conlon non superò mai i traumi vissuti nella sua tremenda esperienza carceraria: ebbe problemi gravi con alcool e droghe, poi si ammalò di nervi, e morì a sessant'anni per un cancro ai polmoni. Anche Carole Richardson ( interpretata sullo schermo da BEATIE EDNEY), incarcerata a soli diciassette anni, è morta a cinquantacinque anni. Costò 13 milioni di dollari, ne incassò 25 negli USA, ed altri 15 nel resto degli altri Paesi, per un totale di 40. Ottenne sette nominations all'Oscar, tra le quali per il film, la regia, l'attore protagonista (Day-Lewis), l'attore non protagonista (Postlethwaite), l'attrice non protagonista (Thompson). Quattro candidature ai Golden Globes, per il film drammatico, l'attore protagonista (Day-Lewis), e l'attrice non protagonista (la Thompson), e la canzone, "(You've made me) The thief of your heart", che Bono co-scrisse appositamente per questo lungometraggio. Due candidature anche ai BAFTA, per Day-Lewis come miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura-adattamento da un'opera già esistente. Vinse l'Orso d'oro a Berlino per il miglior film dell'anno, ed il David di Donatello quale miglior pellicola straniera.