FAHRENHEIT 9/11 ( Fahrenheit 9/11, USA 2004)
DI MICHAEL MOORE
DOCUMENTARIO
Inizialmente, avrebbe dovuto essere la Icon di MEL GIBSON a finanziare la produzione di "FAHRENHEIT 9/11", l'accordo venne stretto nel 2002, ma la casa improvvisamente ruppe il contratto, ed intervennero la Miramax e Wild Bunch, che permisero la realizzazione del documentario. Moore registrò un'intervista con il contractor statunitense Nick Berg, che successivamente venne rapito ed ucciso in Iraq: d'accordo con la famiglia di Berg, il regista tagliò al montaggio la parte con lui. Come rileva Moore all'interno della pellicola, solo un politico del Congresso aveva un figlio sotto le armi, in zona di guerra: era Tim Johnson, democratico del South Dakota. Dopo la proiezione ufficiale al Festival di Cannes del 2004, il film ottenne la più lunga "standing ovation" mai registrata alla manifestazione: benchè non sia mai stata accertata l'effettiva durata, i giornalisti presenti parlarono di un tempo tra i 15 ed i 25 minuti di applausi. Michael Moore approvò che la pellicola fosse scaricabile da subito su Internet, in quanto era suo desiderio che più persone possibile potessero vederla. RAY BRADBURY, autore di "Fahrenheit 451" contestò pubblicamente Michael Moore per aver parafrasato il titolo del suo romanzo. E' stato il primo documentario a debuttare al numero uno del box-office americano. Fu Michael Moore a volere che "Fahrenheit 9/11" fosse nella categoria per il miglior film, e non per il miglior documentario, alla Academy Awards: aveva già vinto nel 2002 con "BOWLING A COLUMBINE", e riteneva questa sua opera più un film vero e proprio che un documentario. Inoltre, presentandola così, il regista pensava che fosse più spendibile nella sua personale campagna contro la rielezione di George W. Bush, a Novembre 2004: pur avendo un grande successo, e venendo trasmesso appena prima delle elezioni sulla tv americana, non contribuì a non far eleggere di nuovo Bush II. Intervistato a proposito, Moore osservò amaramente che il suo popolo aveva la memoria molto corta, e che aveva tributato al suo lavoro un successo enorme, ma allo stesso modo aveva rinnovato mandato alla Casa Bianca al politico contro cui questo titolo venne concepito. Arabia Saudita e Kuwait bandirono il film dal proprio territorio, per critiche sui loro rapporti con la presidenza USA e per come esercitavano il proprio potere. E' stato il primo documentario a passare i 100 milioni di dollari di incasso, negli Stati Uniti, nonostante l'uscita in meno di 100 sale su scala nazionale. Con un incasso globale di 222 milioni di dollari, è stato il film sulla guerra in Iraq di maggior successo della decade 2000/2010: molti dei lungometraggi con tematiche inerenti al conflitto iraqeno, come "NELLA VALLE DI ELAH", "THE HURT LOCKER" e "GREEN ZONE" avevano in pratica deluso al box-office. Vinse la Palma d'oro a Cannes nel 2004, ed il premio Fipresci.
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