SIERRA CHARRIBA ( Major Dundee, USA 1965)
DI SAM PECKINPAH
WESTERN
L'intenzione di SAM PECKINPAH era di girare un film sul tenente colonnello George Armstrong Custer, perchè lo affascinava il fatto che l'ufficiale nordista fosse diventato un "american hero", pur essendo platealmente sconfitto, portato ad una folle morte i suoi soldati, e venire ucciso egli stesso, in battaglia. A livello produttivo, poteva rivelarsi complicato, però, e Peckinpah ritenne che il soggetto di "SIERRA CHARRIBA" presentasse più di un punto in comune con l'episodio storico. Lo script era stato scritto con JOHN FORD in mente per poterlo dirigere, ma stava lavorando a "IL GRANDE SENTIERO", e comunque non era interessato a questa sceneggiatura. Sam Peckinpah si imbattè nel copione alla fine del 1963, quando lo script di HARRY JULIAN FINK era più incentrato sul personaggio del Trooper Ryan, ed era maggiormente un tipico film avventuroso: Peckinpah ne mutò gran parte, puntando di più sul maggiore Dundee ( infatti, il titolo originale è chiaro), e sulla sua smisurata ambizione e fame di gloria. Lo script venne rimaneggiato abbondantemente, anche perchè conteneva molte parolacce nei dialoghi, troppe per un film uscito negli anni Sessanta. Sembra che le riprese siano partite, addirittura, senza che fosse stata ultimata la sceneggiatura, e che i produttori incalzassero Sam Peckinpah affinchè terminasse lo script pochi giorni dopo l'inizio della lavorazione. Il personaggio Sierra Charriba, l'Apache rinnegato e pericoloso, fu basato sul realmente esistito capo pellerossa Vittorio. Per i ruoli principali, Peckinpah scelse attori importanti: offrì il ruolo principale a CHARLTON HESTON, il quale, avendo visto "SFIDA NELL'ALTA SIERRA" con entusiasmo, fu contento di firmare per lavorare con questo regista; il personaggio del capitano Tyreen fu offerto a ANTHONY QUINN, il quale non accettò la parte, e allora fu ingaggiato RICHARD HARRIS. Harris proveniva dal set di "DESERTO ROSSO", e per raggiungere il set, perse l'aereo per Los Angeles, così dovette prendere una serie di coincidenze Londra-New York-St. Louis, e partì dalla capitale inglese piuttosto alticcio.Quando arrivò a Los Angeles collassò all'arrivo alla Columbia. Per il sergente Potts, Peckinpah avrebbe voluto LEE MARVIN, ma chiese troppi soldi, e, su suggerimento dell'agente di Marvin, fu invece scritturato JAMES COBURN. Diversi degli attori che formarono il cosiddetto "Sam Peckinpah Stock Company" appaiono in questo lavoro e ne "IL MUCCHIO SELVAGGIO": WARREN OATES, BEN JOHNSON, L.Q. JOHNSON, DUB TAYLOR, ENRIQUE LUCERO, AURORA CLAVEL. WOODY STRODE doveva ricoprire il ruolo poi andato a BROCK PETERS: Strode era parzialmente pellerossa, e per il regista era troppo evidente la sua natura meticcia, per avere quella parte. Il set del film fu molto poco sereno, per vari motivi. Tra Heston e Harris i rapporti furono piuttosto tesi, perchè i due non potevano vedersi: addirittura, Harris volle "truccare" i propri stivali, per non essere più basso del collega. Heston, un professionista inappuntabile, era molto irritato per i frequenti ritardi e gli arrivi sulla scena di Harris, molte volte, in pieno dopo-sbornia. Heston andò dal produttore JERRY BESLER per presentare una formale protesta contro Harris, esasperato dal suo atteggiamento. Al contrario, l'attore irlandese descrisse il collega come "così quadrato, da parere caduto da una luna cubica!", intendendo che era troppo rigido e "per bene". Sembra che sulla questione puntualità, Heston fosse particolarmente suscettibile, ed infatti faceva notare a Harris, quando arrivava molto in ritardo sul set, che aveva sforato l'orario, mostrandogli un orologio da panciotto; Harris pensò, dopo qualche giorno, di fargli uno scherzo, posizionando intorno alla roulotte del collega una serie di sveglie che suonassero tutte alla medesima ora. Heston non fu affatto divertito dalla trovata dell'altro. Anni dopo, nella sua autobiografia, Heston affermò che i rapporti non furono così livorosi come pubblicizzato, e scherzò sul fatto che un discendente dagli inglesi, qual'egli era, e un irlandese, dovevano avere comunque qualche dissidio... Invece i rapporti tra Coburn e Harris furono ottimi: spesso furono compagni di bevute, e Coburn rivelò, più tardi, che non aveva mai visto nessuno, in vita sua, reggere i liquori come Harris. Un pomeriggio di pausa delle riprese, i due attori si recarono ad assistere ad un vicino rodeo: un uomo che lo apostrofò malamente, e arrogantemente gettò a terra il suo zaino, ottenne, come reazione da parte di Richard Harris un pugno in faccia, tra la totale approvazione degli spettatori alla discussione. Per la fotografia, il regista avrebbe voluto con sè LUCIEN BALLARD, con il quale si era trovato assai bene girando "Sfida nell'Alta Sierra": Besler, però, non accettò la sua richiesta, ingaggiando invece SAM LEAVITT, che proveniva da "IL PROMONTORIO DELLA PAURA". Ci fu una buona collaborazione tra i due, ma fu anche il primo segno di tensioni tra produttore e regista. I costumi, nei titoli, sono a cura di TOM DAWSON, ma in realtà fu il figlio GORDON DAWSON a fornire gli abiti per la pellicola, diventando così il costumista di fiducia di Peckinpah, e collaborando con lui in film successivi. Le scene di battaglia al rallentatore furono ispirate da "I SETTE SAMURAI". Peckinpah, invece, non apprezzò affatto il lavoro del compositore DANIELE AMPHITEATRO'S, che non gli sembrava in sintonia con il tono che lui voleva dare al suo film.Un giorno, mentre L.Q. Jones, Ben Johnson, e Sam Peckinpah, a spasso in Messico in auto, passarono da una cittadina, al che il regista esclamò "Guardate, un bar!" e si fiondò giù dalla vettura: quando i due attori riuscirono a rintracciarlo, lo trovarono in un locale di infima qualità, che offendeva il barista. Questo scatenò una rissa, con gli avventori locali che tiravano bottiglie contro i tre americani, e qualcuno estrasse dei coltelli: Jones e Johnson riuscirono ad uscire dal locale, per accorgersi che Peckinpah si era già dileguato con la macchina, lasciandoli a piedi... Durante le riprese, Peckinpah fu molto ossessivo, aggressivo e maltrattò spesso troupe e cast ( pare che abbia licenziato almeno una dozzina di membri della troupe), al punto da avere un contrasto così violento con Heston, al punto che l'attore lo minacciò con una sciabola. Successivamente, l'attore confessò che non aveva mai minacciato nessun altro in vita sua. Una volta, dopo una discussione accesa sia con Heston che con Harris, Peckinpah lasciò il set, e guidò verso vicine montagne, passando la notte in auto: dichiarò dopo che preferiva dormire tra gli scorpioni, che vicino ai due attori. E tuttavia, i rapporti tra Peckinpah e Heston furono fatti di attriti e slanci di stima. Una volta, ad esempio, in segno di amicizia, per come interpretava lui la cosa, il regista propose al divo di andare insieme in un vicino bordello, ma Charlton Heston, conservatore e familista, rifiutò deciso. Poi, quando alla Columbia Pictures, i manager furono scontenti del metodo di lavorazione di Peckinpah, e manifestarono l'idea di farlo fuori dalla realizzazione, Heston annunciò che avrebbe restituito i 400,000 dollari alla produzione, e abbandonato il set, ponendosi al fianco del regista. Alla fine delle riprese, James Coburn salutò Peckinpah dicendogli "Addio, lurido figlio di...": ma poi girò altri due film con il regista, "PAT GARRETT & BILLY THE KID" e "LA CROCE DI FERRO". Inoltre, Peckinpah prese una sbandata per l'attrice BEGONIA PALACIOS, e passò molto tempo a corteggiarla sul set. Come ammise Charlton Heston, lui, Peckinpah e quelli della Columbia Pictures avevano in mente tre film diversi, girando questo:la star pensava di realizzare il primo vero lungometraggio a proposito della guerra civile americana, il regista stava già pensando a "Il mucchio selvaggio", e i produttori avevano progettato una pellicola di guerra nel West con la cavalleria protagonista. Nonostante i suoi scontri con Peckinpah, anche Besler sostenne il regista, quando si trattò di accorciare la pellicola, perchè la versione lunga 136 minuti non aveva riscosso l'entusiasmo del pubblico ad una proiezione-test: nella concezione del regista, addirittura il film avrebbe dovuto durare circa quattro ore. La Columbia Pictures, tuttavia, diminuì notevolmente la durata della pellicola, facendola uscire in una versione di 123 minuti. R.G. ARMSTRONG definì la versione lunga 156 minuti come "Moby Dick sulla sella di un cavallo". I costi del film rischiarono di sforare, per il prolungarsi delle riprese, e quindi alcuni dei produttori esecutivi, le terminarono per rimanere nei tempi, pur senza girare qualche importante passaggio della sceneggiatura: Charlton Heston propose di rendere il suo intero compenso, pur di girare la sequenza di apertura prevista, il massacro di soldati e civili da parte degli Apaches. Lo studio non prese indietro i soldi dati alla star, ma non fece girare tale scena. Alla fine, dopo tutti i problemi sorti durante la lavorazione, Peckinpah, chiese, senza essere accontentato, di togliere il suo nome dal film. Costò 3 milioni e 800,000 dollari, e nei soli USA ne incassò 4, 500, 000. Oggi è un cult del western.
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