giovedì 28 settembre 2017

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TORA! TORA! TORA! ( Tora! Tora! Tora!, USA 1970)
DI RICHARD FLEISCHER, KINJI FUKASAKU, TOSHIO MASUDA
GUERRA
Quando il produttore ELMO WILLIAMS cominciò ad allestire "TORA! TORA! TORA!",era il 1966: la sua concezione del film era che fosse il più accurato possibile: la sceneggiatura originale era di 657 pagine! Per supervisionare la sceneggiatura, ingaggiò lo storico Gordon W. Prange, che aveva appunto scritto il libro "Tora! Tora! Tora!", divenuto un best-seller in Giappone: Prange apportò numerose correzioni e fornì utili consigli. AKIRA KUROSAWA accettò di dirigere la parte giapponese del film, quando seppe che la parte americana sarebbe stata gestita, invece, da DAVID LEAN: in realtà, il regista inglese non fece mai realmente parte del progetto, e quando il collega nipponico venne a saperlo, fece di tutto per sfilarsi dal film, come infatti poi realizzò. Comunque girò alcune sequenze, di cui nel lungometraggio definitivo resta neanche un minuto di proiezione. Il problema, per la produzione, era che quando Kurosawa abbandonò, mancavano solo tre settimane alle riprese, e Williams risolse ingaggiando due registi giapponesi per girare la parte che descriveva l'attacco a Pearl Harbor per gli orientali: fu così che a TOSHIO MASUDA vennero affidate le parti drammatiche, con i dialoghi, e a KINJI FUKASAKU furono assegnate le scene di battaglia, e con gli effetti speciali. Il titolo, in giapponese, a dispetto di quanto molti abbiano creduto, non significa "Tigre! Tigre! Tigre!", nè  "Sorpresa! Sorpresa! Sorpresa!": è l'acronimo basato sulle prime sillabe di "Totsugeki" ( "attacco") e "Raigeki" ("attacco con siluri"). JASON ROBARDS, che nel film  interpreta il generale Short, era, al tempo dell'attacco, un marinaio di stanza a Pearl Harbor, ma durante l'evento era su una nave in alto mare. TATSUYA MIHASHI, che dà volto al commodoro Genda, fu un attore molto popolare in Giappone negli anni 50 e 60: dopo questo ruolo, non tornò sugli schermi prima del 1980, e prima di morire comparve in soli altri cinque o sei pellicole. Il marinaio furibondo che spara con la mitragliatrice ai caccia giapponesi Zero era basato sul realmente esistito John Finn, che contrattaccò colpendo diversi aerei nemici, e riuscendo ad abbatterne uno: Finn venne decorato con la medaglia all'Onore. L'afroamericano che di propria iniziativa spara contro gli incursori giapponesi, in pratica, era il marinaio di Prima Classe Doris "Dorrie" Miller, che si guadagnò per questa azione la Navy Cross, onorificenza di alto livello. L'incrociatore USS Phoenix, sopravvissuta all'attacco, compì azioni di guerra nel Pacifico, e venne, anni dopo, venduta all'Argentina, cambiando nome, venendo poi affondata da un sottomarino inglese nella guerra delle Falkland. Gli aerei nipponici che si vedono nel film, sono in realtà aerei per imparare a volare americani, convertiti e dipinti: non c'erano mezzi del periodo in buone condizioni, in Giappone, così la produzione optò per una soluzione "casalinga"; questi aeroplani furono successivamente utilizzati anche in "LA BATTAGLIA DI MIDWAY", "COUNTDOWN:DIMENSIONE ZERO" e "PEARL HARBOR" . La reazione di alcuni spettatori, alla visione del film, fu di inondare di proteste l'ufficio informazioni della Marina Americana, per aver, secondo loro, dato il permesso ad un'opera cinematografica, di mostrare l'impreparazione e la confusione dei militari a Pearl Harbor, di fronte ad un attacco nemico, quindi un'operazione antipatriottica, a detta dei contestatori. Venne girato nei luoghi in cui è ambientato, così come "Pearl Harbor" trentun anni dopo. Le riprese cominciarono nel 1968. Fu il primo film americano stampato in Fujicolor.  Il celebre critico statunitense ROGER EBERT stroncò la pellicola, dandogli una sola stella, definendolo "uno dei più noiosi, mortali blockbuster mai realizzati". In patria incassò non poco, ma fu considerato generalmente un flop: andò molto meglio in Giappone, dove fu uno dei maggiori incassi del 1971. Il rifiuto americano venne in parte attribuito alle proteste contro l'intervento americano in Vietnam. Costato 25 milioni di dollari, ne incassò 29 in patria. Ottenne cinque candidature agli Oscar, tutti per categorie tecniche: vinse il premio per i migliori effetti visivi.

domenica 24 settembre 2017

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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE
( The man who shot Liberty Valance, USA 1962)
DI JOHN FORD
WESTERN
JOHN WAYNE stava girando "I COMANCEROS" all'inizio dell'Estate del 1961, quando cominciarono ad arrivargli pagine del copione del nuovo progetto di JOHN FORD, che lo voleva come co-protagonista: i tempi erano stretti, perchè Ford aveva intenzione di cominciare la lavorazione alla fine dell'Estate. La nota sul copione pervenuto all'attore lo rassicurava circa il fatto che le riprese sarebbero avvenute sullo stesso posto,  e  che "seriamente, abbiamo una grande sceneggiatura, nella mia burbera opinione". JAMES STEWART, che sarebbe stato l'altro protagonista della pellicola, apprezzava davvero Ford, e fu entusiasta di tornare a farsi dirigere da lui, in particolare perchè l'ultima volta che era accaduto, in "CAVALCARONO INSIEME", Stewart non aveva amato il film, perchè aveva interpretato un personaggio negativo, e si esaltò alla prospettiva di impersonare un idealista e un personaggio di valori concreti. Fu John Wayne a suggerire alla produzione LEE MARVIN per il ruolo del villain Liberty Valance, dopo aver lavorato con lui ne "I Comanceros". WOODY STRODE realizzò di persona, senza controfigura, le proprie scene d'azione, in parte perchè era un ex-atleta, e in parte perchè non si trovava facilmente uno stuntman di colore della stazza di Strode. Quando girarono la sequenza in cui Pompey si lancia nella casa di Doniphon, da questi data alle fiamme e lo recupera, Strode appunto, che interpretò Pompey, non volle controfigura, e Wayne invece la aveva, al che Ford lo schernì, sottolineando che il nero era anche più vecchio, stuzzicando l'orgoglio dell'interprete di "OMBRE ROSSE", che allora rifiutò la controfigura. A sentire Strode, John Wayne accusò molto l'atteggiamento irridente di John Ford, e, mentre giravano una scena di inseguimento a cavallo, Wayne perse il controllo dell'animale che cavalcava, al che il collega nero intervenne per dargli man forte, avendo in tutta risposta un pugno. Quando i cavalli si fermarono, Wayne voleva ingaggiare una scazzotata con Strode, e si fermò quando Ford gridò "Non lo colpire, Woody, abbiamo bisogno di lui": rimase molto offeso da questo, e più tardi avvicinò Strode dicendogli "Dobbiamo lavorare insieme, essere professionali.". Anni dopo, intervistato, Strode deprecò l'atteggiamento di sfida di Ford verso Wayne, lamentando che era stato un set miserando. C'era anche chi, nella troupe, giustificava l'accanimento preso da Ford verso Wayne per l'avanzata età del regista e per la sua sempre più evidente insofferenza per la lentezza delle riprese, e dei tempi tra un ciak e l'altro: altre teorie dicevano che Ford covasse una sorta di rancore verso la star, perchè aveva girato senza essere accreditato alcune sequenze di "LA BATTAGLIA DI ALAMO", e l'amico Wayne non gli era parso abbastanza grato per il favore. Una volta, Wayne dette un consiglio su come girare una breve scena al regista, e questi proruppe in una violenta esclamazione, "Gesù Cristo, ti faccio girare grandi film, e tu mi dai questi stupidi consigli!"... Girando la scena in cui James Stewart si lanciava sulla diligenza, l'attore fu preso da dubbi, e a quel punto John Ford si mise a dirgli all'orecchio "Non sei un vigliacco! Non sei un vigliacco!", e così Stewart si convinse a girare. Wayne, in una intervista, ammise che era stata una lavorazione non semplice per lui: mentre gli altri personaggi erano definiti chiaramente, egli vedeva il suo come puramente funzionale al racconto ("Dovevo vagare in giro impersonando questo figlio di puttana, e cercare di farne un personaggio"), e quando l'intervistatore gli sottolineò che era invece un personaggio carico di ambiguità, la star ribattè "Al diavolo l'ambiguità! Perversione e corruzione si mascherano da ambiguità. Non mi piace l'ambiguità.". O. Z. WHITEHEAD, che impersonò un adolescente, era in realtà un cinquantenne: DENVER PYLE, che interpretava suo padre, era di nove anni più giovane. KEN MURRAY ricordò che vedeva John Ford come un orco, e che fu una lavorazione spaventosa. Ford fu, per questa pellicola, molto parco di ciak, girando il necessario, stando molto attento a non sprecare tempo, anche perchè riteneva che gli attori si stancassero e perdessero di spontaneità nel girare più volte la stessa scena; anche scritturare spesso attori già conosciuti, era perchè sapeva cosa aspettarsi da loro, e poter contare sul loro slancio interpretativo. A dispetto di quanti raccontarono di un atteggiamento burbero o quanto meno strafottente da parte del regista, EDMUND O'BRIEN narrò che Ford sul set era entusiasta come non mai, arrivava positivo, e questo non era consueto per lui; inoltre rivelò che l'energia di Ford era trasmessa a tutti coloro che lavoravano al film. Comunque sia, colui che ebbe vita più facile sul set fu Lee Marvin: Ford lo prese in simpatia, non solo perchè aveva prestato servizio durante la II Guerra Mondiale come marine, ma anche per la sua spontaneità di persona. Ai tempi delle riprese, John Wayne aveva già il cancro ai polmoni, che gli fu diagnosticato nel 1964. Lo script segue piuttosto pedissequamente il racconto di DOROTHY M. JOHNSON, eccetto che per una cosa: sulla pagina, Doniphon è in pratica un mentore per Ranse Stoddard, mentre nel film si disinteressa della carriera politica dell'altro. Alcune delle scene iniziali, soprattutto quella del ristorante, furono un omaggio a HOWARD HAWKS da parte di Ford. Furono molte le ragioni per cui questo lungometraggio è stato girato in bianco e nero: John Ford in un'intervista dichiarò che era per creare la giusta tensione, ma pare che alla Paramount avessero fatto pressione per ridurre, nel possibile, i costi, il che spiegherebbe anche la scelta di girare l'intero film sul set, in studio; c'era chi diceva che, potendo contare su un altro budget, Ford avrebbe girato nella Monument Valley, ed in Technicolor. C'è da dire anche che ha verosimiglianza la teoria che spiega il bianco e nero perchè sia Wayne che Stewart, per parte della storia, recitano i propri personaggi con trent'anni di meno, e il primo aveva 54 anni, mentre il secondo 51, e il colore avrebbe reso più evidente la vera età degli interpreti. Ford, intervistato, disse che secondo lui girare film in bianco e nero era molto più complesso, e si notava maggiormente se venivano commessi errori: secondo il regista, la vera fotografia era quella senza colori. Comunque, questo fu l'ultimo titolo di John Ford girato in bianco e nero. Fu l'ultima pellicola interpretata da  "SNUB" POLLARD, BUDDY ROOSEVELT, STUART HOLMES, BLACKIE WHITEFORD e JACK PERRIN. Oggi questo film è considerato uno dei più grandi western di sempre, ma alla sua uscita non furono pochi i recensori che lo bollarono come un titolo di secondo piano di un regista che era stato grande, ma in disarmo. Erroneamente, viene citato da molti come uno dei film in cui John Wayne muore; in realtà, il suo personaggio è già morto quando il film comincia, ed egli compare solo in lunghi flashbacks. Le riprese si protrassero tra il Settembre ed il Novembre del 1961. Costato 3 milioni e 200,000 dollari, incassò quasi 8 milioni nei soli Stati Uniti. Il film ebbe una nomination per i migliori costumi in bianco e nero. GENE PITNEY incise il brano "The man who shot Liberty Valance", di BURT BACHARACH e HAL DAVID, ma la canzone non venne inserita nel film, per una querelle tra la Paramount e la Famous Music, e anche perchè era considerata troppo moderna per essere accettabile in un film ambientato nel IXX secolo: tuttavia, il pezzo ebbe successo, arrivando fino al quarto posto in hit parade in USA. SERGIO LEONE rivelò che questo era il film di John Ford che preferiva, in quanto "è l'unico film in cui egli mostri di aver imparato qualcosa a proposito del pessimismo". 

sabato 16 settembre 2017

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LA FURIA DEI BASKERVILLE ( The hound of the Baskervilles, GB 1959)
DI TERENCE FISHER
THRILLER
Nelle intenzioni "LA FURIA DEI BASKERVILLE" avrebbe dovuto essere il primo di una serie con PETER CUSHING nei panni di Sherlock Holmes, ma il pubblico, dato che era una produzione della Hammer Film, non gradì che nella storia non ci fossero creature diaboliche o mostri, e non fece riscuotere a questa pellicola il successo sperato, di fatto troncando sul nascere la progettata serie sull'investigatore creato da ARTHUR CONAN DOYLE. Tuttavia, Cushing riprese per due volte il ruolo di Holmes, in "SHERLOCK HOLMES" (1949) e "LA MASCHERA DELLA MORTE" (1984). CHRISTOPHER LEE, in carriera, ha interpretato almeno sei pellicole tratte da opere dello scrittore. Per interpretare Holmes, Cushing doveva spesso tenere la pipa in bocca, ma gli era piuttosto sgradito il sapore del tabacco, e così teneva sempre vicino un bicchiere di latte per toglierselo. Christopher Lee ammise di essere abbastanza spaventato dai ragni, e infatti il panico sul suo volto nella scena della tarantola era reale. ANDRE' MORELL è stato il primo a impersonare Watson come un assistente collaborativo e di un'intelligenza concreta, da tenere testa a Sherlock Holmes, a differenza della paciosa, amabile e buffonesca versione di NIGEL BRUCE accanto all'Holmes interpretato da BASIL RATHBONE. Fu il film che fece esordire MICHAEL HAWKINS. La sala dei Baskerville era un set già utilizzato come salone in "DRACULA IL VAMPIRO", dello stesso TERENCE FISHER. Anche parte delle musiche di JAMES BERNARD erano già state usate in quel film. Il cane utilizzato per "interpretare" il temibile Mastino dei Baskerville si chiamava Colonel: però nel girare la sequenza dell'attacco a Christopher Lee, il quadrupede era restio a saltare, solo che quando l'attore si spazientì e gli voltò le spalle, il cane gli balzò addosso e lo morse ad un braccio. E' stato il primo film su Sherlock Holmes girato a colori.

mercoledì 13 settembre 2017

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FIGLIA DEL VENTO ( Jezebel, USA 1938)
DI WILLIAM WYLER
DRAMMATICO
"JEZEBEL" fu originariamente una pièce teatrale di OWEN DAVIS, che esordì a Broadway nel 1937, mandando su tutte le furie DAVID O. SELZNICK, che stava lavorando alla produzione di "VIA COL VENTO" e temeva che questa opera distogliesse il pubblico dal suo progetto, o, in caso di insuccesso, potesse stancare le platee con un racconto ambientato nello stesso periodo, della Guerra Civile americana: sul palcoscenico la protagonista Jezebel fu interpretata da MIRIAM HOPKINS, acerrima rivale di BETTE DAVIS. Dato che la rappresentazione teatrale fu un flop, la Warner Bros. fu abile a comprarne i diritti per farne un film a prezzo molto basso. Per la regia fu indicato, inizialmente, EDMUND GOULDING, poi invece lo studio assegnò il film a WILLIAM WYLER. Il quale aveva conosciuto la Davis nel 1931, quando lei fece un provino per "LA SPOSA NELLA TEMPESTA". All'epoca, tra i due non ci fu feeling . Le cose tra i due cambiarono, soprattutto nella considerazione del regista da parte dell'attrice, quando Wyler prese ad invitare la Davis ad assistere ai "quotidiani", le riprese girate giorno per giorno, cosa che mai nessun altro director aveva fatto con lei. Una sequenza che era stata rigirata per 30 volte, in cui Bette Davis doveva scendere da una scalinata, aveva irritato, in particolare, la giovane futura star che non capiva il perchè il regista le facesse fare e rifare tale scena: quando si accorse che aveva raggiunto l'espressione perfetta che il personaggio dovesse avere, la Davis si compiacque con Wyler, e accettò di buon grado ogni volta che egli le facesse rigirare una scena. Arrivò a 45 riprese per una scena in cui lisciava la propria gonna. Inizialmente, Wyler era infastidito da alcuni manierismi cui era solita far gioco la Davis, arrivando a minacciarla di legarle il collo per impedirle di muovere la testa in maniera troppo leziosa. Tra l'altro, William Wyler e HENRY FONDA (ingaggiato all'ultimo minuto, per rimpiazzare JEFFREY LYNN) avevano in comune una ex-moglie di entrambi, MARGARET SULLAVAN. HUMPHREY BOGART, che aveva appena girato con Wyler "STRADA SBARRATA", mise sul chi va là sia la Davis che Fonda, avvertendoli del numero sterminato di riprese che era uso fare, e che li avrebbe portati a non sopportarlo più. Infatti, il primo giorno di riprese, l'attrice girò 28 volte una sequenza, senza particolare importanza. Un altro aspetto dello stile di William Wyler era il fatto che non si pronunciasse mai su come era andata una scena, al che lei gli fece presente che un incoraggiamento non le sarebbe dispiaciuto: quando lui cominciò, dopo ogni ciak, a dirle "Meraviglioso, miss Davis!", l'attrice rise divertita, ma gli disse che lo preferiva prima... Alcune scene furono girate senza la presenza di Henry Fonda, perchè sua moglie stava per dare alla luce sua figlia JANE FONDA: Bette Davis avrebbe potuto impuntarsi affinchè il collega rimanesse fino alla fine delle riprese, ma fu invece essa stessa a incitare Fonda a raggiungere la consorte. Le voci sulle presunte frizioni tra Fonda e Wyler non erano veritiere: anche se trovava il suo modo di dirigere un film troppo lento, e che si prendeva fin troppo tempo per curare ogni dettaglio, l'attore fu impressionato dalla resa che Wyler otteneva dagli interpreti, lui compreso. C'è da dire che Fonda non vedeva l'ora che si concludesse la lavorazione per tornare dalla propria famiglia, per via della nascita della figlia Jane ormai imminente. La Davis, per girare questa pellicola, percepì 650 dollari alla settimana. Il celeberrimo vestito rosso di Bette Davis era in realtà color bronzo: la fotografia in bianco e nero rendeva meglio quella tonalità che il rosso puro. Quando le riprese finirono, la Davis andò in crisi, piangendo molto, anche perchè era rimasta incinta di...William Wyler. Infatti, nonostante fossero entrambi impegnati, lavorare insieme fece nascere una relazione tra l'attrice ed il regista, che nel periodo delle riprese si comportarono come una coppia ufficiale, vedendosi la sera, con lei che cucinava per lui e passando la notte insieme. Appena prima, era scoccato un flirt anche tra Bette Davis e Henry Fonda, di cui ben presto girò voce fuori dal set. Al che, la moglie dell'attore chiamò l'attrice e questa troncò di netto la nascente situazione. Per via della meticolosità di Wyler, le riprese si conclusero 28 giorni dopo la data prevista: ci fu un momento in cui la Warner e HAL B. WALLIS pensarono seriamente a sostituire Wyler con WILLIAM DIETERLE, ma Bette Davis ne difese l'operato asserendo che il regista era riuscito ad ottenere la sua interpretazione migliore.  Alcuni primi piani della Davis non poterono essere effettuati per una decina di giorni, per esempio, per via di un foruncolo venutole sul naso. Il padre di Bette Davis morì nel Capodanno del 1938, quattro giorni prima della conclusione delle riprese, e, dato che la produzione era in terribile ritardo, non fu concesso all'attrice di prendere un giorno libero intero per i funerali. FAY BAINTER è stata la prima attrice nella storia della Academy ad ottenere, nella stessa edizione, la candidatura come miglior protagonista, per "WHITE BANNERS" e come migliore non protagonista, per questo film. La Davis ringraziò molte volte, pubblicamente, nel corso degli anni, Wyler per averla resa, con questa pellicola, una star assoluta a Hollywood. Costò 1, 250,000 milioni di dollari. Cinque le candidature agli Oscar, tra le quali per il miglior film, ne vinse due: all'attrice protagonista Bette Davis, ed alla non protagonista Fay Bainter.Nel 1946, e nel 1949, riprese il ruolo qui sostenuto in due adattamenti radiofonici di mezz'ora l'uno. L'Oscar vinto da Bette Davis fu venduto all'asta nel 2001: fu acquistato da STEVEN SPIELBERG, per quasi 58,000 dollari, e poi donato alla Academy dal regista e produttore.

martedì 5 settembre 2017

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FAY WRAY ( Vina Fay Wray, 15/09/07, Cardston, Alberta, CAN- 08/08/04, New York City, NY, USA)
Nata in Canada, ma cresciuta a Los Angeles, dopo il divorzio dei suoi genitori, che si erano trasferiti negli USA per poter avere lavori migliori, FAY WRAY cominciò ad apparire sugli schermi hollywoodiani come comparsa, già dall'adolescenza. Successivamente cominciò ad avere ruoli più di peso come eroina in western muti: nel 1926, la Western Association of Motion Picture Advertisers indicò 13 giovani attrici, per una selezione tra i più promettenti nuovi volti, e la Wray rientrò in questa ristretta scelta, che comprendeva anche MARY ASTOR e JANET GAYNOR. La fama per la giovane interprete giunse quando fu scelta per "SINFONIA NUZIALE" di ERIC VON STROHEIM; di seguito, arrivarono altri ingaggi, per esempio in "LA MAZZATA", e in pellicole accanto a GARY COOPER e JACK HOLT, oppure in "IL VAMPIRO"e "IL DOTTOR X". All'inizio del 1933, anno in cui partecipò a ben undici lungometraggi, venne contattata da MERIAN C. COOPER, che le disse che aveva un ruolo per lei accanto a un coprotagonista molto alto e scuro: non gli aveva specificato che non si trattava di un uomo, ma del gorilla gigante al centro di "KING KONG". Nel ruolo più famoso da lei interpretato, Fay Wray fornì una prova che fu un misto di sensualità, vulnerabilità e...capacità polmonare, perchè in molte scene urla per le attenzioni di Kong: il film divenne il grande successo che conosciamo, e salvò la RKO dalla bancarotta. Dopo questo exploit, che le ha regalato un posto fisso nella cinematografia mondiale, la sua carriera iniziò a conoscere un lento declino, nonostante nel 1934 la Wray fosse in dodici pellicole, tra le quali "VIVA VILLA!", finendo per prendere parte a svariati film dal budget piuttosto basso. Nel 1939, dopo undici anni, il primo matrimonio, con lo sceneggiatore JOHN MONK SAUNDERS terminò, e anche questo contribuì alla conclusione del suo lavoro di attrice. Nel 1942, infatti, annunciò il proprio ritiro dalle scene, dopo aver sposato ROBERT RISKIN ( il matrimonio durò tredici anni, e poi sposò Sanford Rothenberg, che restò suo marito finchè visse) anche se, nel 1953, tornò a recitare sul grande schermo in "THE PRIDE OF THE FAMILY", proseguendo con qualche apparizione in altre pellicole, fino al 1958:da lì in poi comparve solo in tv, negli anni Sessanta. Ha avuto una figlia dal primo matrimonio, e due dal secondo. Suo fratello, J. Vivian Wray, era affetto da turbe mentali, e viveva chiuso in un istituto: ne fuggì e si suicidò, gettandosi sotto una macchina, a Stockton, in California, nel 1928. Era usa alzarsi prestissimo, prima dell'alba, e scrivere copiosamente: quasi vegetariana, si era imposta di cenare sempre presto. Nella sua autobiografia ammise di essere diventata repubblicana, dopo aver preso la cittadinanza statunitense, e di aver finanziato il partito. La sensazione che ha lasciato, come attrice, è che probabilmente non siano state sfruttate le sue reali potenzialità: ha guidato l'auto fino a novant'anni passati, è deceduta nel 2004, per cause naturali. Due giorni dopo la sua scomparsa, il 10 Agosto 2004, le luci dell'Empire State Building ( sulla cui cima si svolge la fine di "King Kong") furono oscurate per quindici minuti in sua memoria: nel 1991, al sessantesimo anniversario dello stabile, venne invitata come ospite d'onore. Fu molto amica di NANCY REAGAN, JOSEPH COTTEN, GINGER ROGERS, DOLORES HOPE, JEAN ARTHUR, FRED MAC MURRAY, JOEL MCCREA, WALT DISNEY, BOB HOPE, CARY GRANT, DOROTHY LAMOUR, BRUCE CABOT e WALTER PIDGEON. Pur rimanendo affezionatissima a King Kong, che definiva "Il suo piccolo uomo", in vita sua, vide il film solo quattro volte. JAMES CAMERON le offrì il ruolo di Rose da anziana in "TITANIC", ma l'attrice non volle tornare sulle scene: aveva rifiutato anche di partecipare con un cameo nel primo remake del suo film più celebre, prodotto da DINO DE LAURENTIIS, perchè non amò la sceneggiatura. Quando lavorò al suo "KING KONG", PETER JACKSON prese contatto con l'attrice  e ne divenne amico, così come accadde anche a NAOMI WATTS, che ne riprese il ruolo di Ann Darrow. Jackson avrebbe voluto che la  Wray recitasse l'ultima frase del film, ma l'attrice perì prima che la lavorazione fosse conclusa. E' sepolta allo Hollywood Forever Cemetery, a Los Angeles. Nel 1960 misero la sua stella sullo Hollywood Walk of Fame.  In "THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW", viene citata in due canzoni. Il suo volto, nel 2006, fu impresso su uno dei quattro tipi di francobolli dedicati a canadesi divenuti celebri a Hollywood: sugli altri c'erano JOHN CANDY, LORNE GREENE e MARY PICKFORD. A Cardston, Alberta, sua città natale, sulla strada principale c'è una fontana a lei intitolata.
COSI' PARLO' FAY WRAY:
"Il mio grido in "King Kong" fu frutto di pura immaginazione: immaginavo una cosa pericolosa vicino a me, e qualsiasi aiuto più lontano che mai. Quando vidi il film per la prima volta, pensai che il mio urlo fosse eccessivo, ma nel contesto funzionava tutto benissimo. Quando vidi King di fronte a me sullo schermo, era proprio come lo avevo pensato."
"Subito dopo "Sinfonia nuziale", tutto succedeva per la prima volta. Arrivò il sonoro, e dopo poco il colore nei film, e far parte di tutto questo fu eccitante."
"Ogni volta che passo da New York, dico una preghiera quando sono vicino all'Empire State Building: un mio caro amico vi morì..."