giovedì 8 febbraio 2018

Risultati immagini per profondo rossoImmagine correlata
PROFONDO ROSSO ( I, 1975)
DI DARIO ARGENTO
THRILLER
DARIO ARGENTO aveva provato, dopo i tre grandi successi della "trilogia degli animali", a cambiar genere, con "LE CINQUE GIORNATE" in cui rivisitava, a modo suo, il celebre momento storico di Milano con lo scontro con gli austriaci, ma, nonostante la presenza di ADRIANO CELENTANO nel cast, il film fu un sonoro insuccesso. Fu così che, incontrando BERNARDINO ZAPPONI, sceneggiatore di molto cinema italiano tra cui alcuni titoli di FEDERICO FELLINI, venne fuori un progetto, partendo dall'idea di Argento, a proposito di una medium che, in un teatro, avverte una presenza maligna. Il regista e lo sceneggiatore si misero d'accordo per scrivere insieme un thriller che contenesse anche una componente soprannaturale: Argento si occupò maggiormente della parte gialla e horror, mentre Zapponi costruì l'intreccio della storia e i passaggi di sceneggiatura più strutturali. Lo stesso Argento rivelò, in interviste, che andava in una casa di campagna a scrivere le sue parti di sceneggiatura, e finiva prima che scendesse la sera, per tornare di corsa a Roma, perchè lo spaventava stare da solo di notte in quell'abitazione. Un'intuizione di Zapponi quella di costruire i delitti in una dimensione "casalinga", quindi, per rendere più spaventosi gli omicidi, pensò a cose come l'acqua bollente, una mannaia da cucina come arma principale del killer, eccetera, e i riferimenti infantili per sollecitare la tensione negli spettatori. Per la scelta del protagonista, il regista puntò su LINO CAPOLICCHIO, il quale, però, poco prima di iniziare le riprese, ebbe un pauroso incidente d'auto, che necessitò di un ricovero ospedaliero lungo, e così Dario Argento propose il ruolo del pianista Marc Daly a DAVID HEMMINGS, già al centro di un altro celebre thriller italiano, "BLOW UP", e l'attore inglese accettò. Cercando un'attrice co-protagonista, Argento non riusciva a trovare quella adatta a ricoprire il ruolo della giornalista Gianna Brezzi, fu il suo co-sceneggiatore a proporgli, e presentargli, DARIA NICOLODI, con la quale il regista romano intraprese, proprio durante la lavorazione, una relazione destinata a durare a lungo. Il resto del cast fu messo insieme, curiosamente, scegliendo nomi importanti del teatro italiano come GABRIELE LAVIA, EROS PAGNI e GLAUCO MAURI. Per il ruolo apparentemente defilato, in realtà cruciale, della madre di Carlo, l'amico del protagonista anch'egli pianista, in un primo tempo Argento pensava a FRANCESCA BERTINI, diva del muto, cui la parte fu proposta, ma essendo da anni ritiratasi dalle scene, l'attrice tardava a dare una risposta: venne allora contattata un'altra attrice celebre del cinema del periodo bellico, CLARA CALAMAI, che, nonostante non comparisse in un film da qualche anno, volle partecipare. Le foto che la madre di Carlo mostra a Marc quando lui passa da casa dell'amico sono foto realizzate in carriera dalla stessa Calamai. Il travestito che si scopre come amante di Carlo è in realtà interpretato dall'attrice GERALDINE HOOPER. Il titolo di lavorazione fu "La tigre dai denti a sciabola", per dare l'idea di prosecuzione dei primi tre thriller argentiani, ma, dopo aver valutato anche "Chipsiomega" ( le ultime tre lettere dell'alfabeto greco), venne scelto un titolo che alludeva alla forte dose di violenza e sangue presenti nel film ( l'immagine finale, in pratica, è la messa in scena vera e propria del titolo). Quando presentò la sceneggiatura al fratello e al padre SALVATORE E CLAUDIO ARGENTO, il regista ebbe uno scontro perchè essi, in quanto produttore e distributore del progetto, erano fortemente dubbiosi su idee presenti nello script, quali il bambolotto che sembra sospeso in aria nell'omicidio di Giordani, ma il director fu ostinato a portare avanti con tenacia le proprie convinzioni. L'idea dell'ascensore come snodo determinante di un punto della trama venne a Dario Argento visitando la casa di Bernardino Zapponi. Gli effetti speciali furono affidati a CARLO RAMBALDI, che l'anno seguente sarebbe stato chiamato a Hollywood da DINO DE LAURENTIIS per collaborare a "KING KONG". L'ambientazione del film non viene mai specificata, anche se le riprese furono realizzate per la maggior parte a Torino, e poi a Roma, anche se ci sono sequenze realizzate a Perugia, come quella nel cimitero monumentale. Il "Blue Bar" dove Carlo lavora come pianista non esisteva, Argento lo concepì in omaggio al celebre quadro di EDWARD HOPPER "Nighthawks". Le mani guantate dell'assassino appartengono, in realtà, al regista. Per la colonna sonora vennero contattati i PINK FLOYD, i quali declinarono l'offerta, in quanto impegnati nell'incidere "Wish you were here": Argento chiamò quindi il jazzista GIORGIO GASLINI, con cui aveva già lavorato per "Le cinque giornate". Ma quando il musicista presentò le composizioni che aveva creato, il regista rispose criticando fortemente il lavoro di Gaslini, il quale la prese male, e volle abbandonare il film. Delle sue musiche, venne conservata solo la parte della nenia infantile "maledetta" (i vocalizzi erano di Maria Grazia Fontana): Argento contattò una band di progressive rock formata da giovanissimi, in cui c'erano CLAUDIO SIMONETTI, FABIO PIGNATELLI, MASSIMO MORANTE e WALTER MARTINO, i GOBLIN. I quali composero e incisero musiche destinate a far Storia: l'album della colonna sonora divenne un hit assoluto, dominando le classifiche di metà 1975 e parte del 1976. Nel film compaiono sia Gaslini (l'avventore del "Blue Bar" che racconta una scialba barzelletta) che Pignatelli (il redattore che Gianna ferma per chiedergli una penna). La lavorazione cominciò a Settembre del 1974, e terminò oltre la metà di Dicembre dello stesso anno. All'uscita della pellicola, a Marzo 1975, nonostante molte critiche unanimi nell'accusare "Profondo rosso" di eccessivo grand-guignol, minutaggio troppo lungo e altro, il film ottenne un grande successo di pubblico, piazzandosi al decimo posto della classifica generale italiana della stagione '74/75. Da lì in poi, diventare oggetto di culto, con varie riedizioni nel corso degli anni, notevole riscontro di pubblico anche a livello internazionale ( in Giappone venne fatto uscire nel 1978, reintitolato "Suspiria II", dato l'impatto del successivo lungometraggio argentiano), ed essere, ancora oggi, considerato uno dei film più spaventosi della Storia del cinema, fa parte del mito di un thriller "speciale".

Nessun commento:

Posta un commento