martedì 21 novembre 2017

Immagine correlataImmagine correlata
GLI AMMUTINATI DEL BOUNTY 
( Mutiny on the Bounty, USA 1962)
DI LEWIS MILESTONE
AVVENTURA
Nel 1958, la MGM annunciò una nuova versione del romanzo "L'AMMUTINAMENTO DEL BOUNTY", indicando JOHN STURGES quale regista, SPENCER TRACY nel ruolo del capitano Bligh, BURT LANCASTER in quello di Fletcher Christian, e MONTGOMERY CLIFT in un'altra parte. Quando il progetto divenne effettivo, fu CAROL REED a essere incaricato della regia. MARLON BRANDO rifiutò per due volte sia l'offerta di interpretare Christian, che Bligh. Quando poi accettò di interpretare il ribelle Fletcher Christian, la star ebbe il via dalla Metro di poter portare ogni idea, per stravagante che fosse, sul set: tra i capricci, quello di organizzare una festa a Tahiti con un aereo carico di casse di champagne, tacchini e prosciutti. Brando, per interpretare questo lungometraggio, disse di no a "LAWRENCE D'ARABIA"RICHARD HARRIS accettò di prendere parte al lungometraggio come non protagonista, pur di avere l'occasione di lavorare con Marlon Brando, di cui era accesissimo fan: l'atteggiamento sgradevole di Brando durante le riprese fece crollare la sua ammirazione per il collega. In interviste successive Harris definì il periodo della lavorazione di questo film "un incubo", e "un totale disastro fottuto":dal disagio provato durante le riprese, Harris disertò la prima della pellicola.Dopo la presa in considerazione di JACK HAWKINS per il ruolo, si puntò suTREVOR HOWARD, il quale era molto riluttante ad interpretare Bligh, perchè si sentiva troppo vecchio per il ruolo: infatti, l'ufficiale ( in realtà tenente, e non capitano, come nei film sulla faccenda) era trentacinquenne all'epoca dell'ammutinamento. Alla fine della travagliata lavorazione, Howard confessò che avrebbe preferito non accettare di partecipare al film. HUGH GRIFFITH fu licenziato, perchè il suo alcolismo era divenuto ingestibile: per questo il suo personaggio sparisce per grosse parti della pellicola. Inoltre, venne considerato così male dalla produzione, da non venire convocato nemmeno per girare le ultime sequenze. Reed si scontrò con la produzione, e con Brando fin dall'inizio della lavorazione: la versione di Bligh e Christian mise in disaccordo da subito il regista e la star, e la scelta di Carol Reed di omettere parti dello script che non approvava, fece andare su tutte le furie alcuni dei produttori esecutivi, che gli imposero di realizzarle. Quando la tensione con il protagonista fu alle stelle, Reed contattò il capo dei produttori esecutivi SOL SIEGEL, per far licenziare Brando, dimostrando che aveva in pugno le redini del film: Siegel fece invece fuori lui, per non perdere la proficua presenza del divo. Quando Richard Harris venne a sapere del licenziamento di Reed, borbottò "Adesso siamo nelle mani dei fottuti filistei.". Venne ingaggiato così il veterano LEWIS MILESTONE, il quale, però, dette fin troppa corda a Brando, che usurpò molto potere; per esempio, i cameramen davano retta alla star, e non al regista, quando si trattava di interrompere la ripresa di una scena. Milestone, a sua volta, considerò di lasciare il progetto, ma da professionista, non volle arrecare un danno alla MGM. Inoltre, Brando spesso sul set, di fronte a tutti, lo definiva obsoleto, senile, e senza verve: ogni volta che Milestone si alterava, e minacciava di voler lasciare il film, Brando lo convinceva che stava solo scherzando, e lo calmava. Di fatto, Milestone, dopo questo, non avrebbe mai più diretto alcun film: si limitò a girare qualche episodio di serial televisivi. Dopo la lavorazione, il regista concesse un'intervista al Saturday Evening Post, intitolata "The mutiny of Marlon Brando", nella quale Milestone accusava la star di aver rallentato la realizzazione del film, fatto lievitare il budget (secondo lui di 6 milioni di dollari), e per tutta risposta Brando contattò i capi della produzione per perseguire la testata giornalistica per calunnia. Marlon Brando rallentò anche le riprese, ad ogni scena chiedendo al regista dettagli sulle battute, e sui passaggi dello script. Il finale del film venne suggerito da BILLY WILDER, approvato da Brando e girato da GEORGE SEATON. Marlon Brando conobbe TARITA, sua futura sposa, durante la lavorazione del film:la istruì personalmente sulle sue battute da recitare. Quando Richard Harris si presentò in hotel, l'addetto alla reception lo salutò chiamandolo "Mr.Harris", e quando l'attore chiese come lo avesse riconosciuto subito, spiritosamente il receptionista indicò la bottiglia di bourbon che l'altro impugnava, definendolo "il suo bagaglio a mano". Pare che uno dei più forti motivi dell'ammutinamento, fosse l'atteggiamento rigido di Bligh, di essere sempre convinto della propria ragione, e della mancanza di tatto che lo portava a irridere o criticare duramente gli ufficiali sottoposti di fronte all'equipaggio, denigrando la loro autorevolezza e le gerarchie. La produzione fu funestata anche da un forte maltempo, con uragani e violenti rovesci. Brando si presentò alla prima a New York con tanto di uniforme marinara, e venne fischiato copiosamente e sbertucciato, mentre Howard venne largamente applaudito: in particolare, a Brando venne contestato l'accento inglese, per i presenti in sala ridicolo. L'arrivo del Bounty a Tahiti venne girato nel luogo in cui effettivamente il bastimento giunse nel 1788: vennero utilizzate 600 comparse locali per girare la sequenza. Girare la scena in cui Christian colpisce Mills non fu semplice: Brando colpì debolmente Harris, che grugnì ironicamente e lo irrise facendo un gesto di resa levando un braccio, facendo irritare l'altro. Il quale ritentò, ma ancora troppo piano, e Harris lo incalzò "Andiamo ragazzone, perchè non mi dai un cazzo di bacio e la chiudiamo qui?!?". Livido di rabbia, Brando sbiancò, e Harris, non pago della burla, gli dette un bacio sulla guancia, lo abbracciò e gli disse "Vuoi ballare?": fu troppo per Marlon, che lasciò furibondo la scena. Durante le riprese di un'altra sequenza, ripetuta una dozzina di volte, Brando si scocciò e disse che non aveva più voglia, bofonchiando che non avrebbe funzionato e allontanandosi dal set: Richard Harris, allibito, gli sbraitò dietro: "Accidenti a te! Ma chi cazzo pensi di essere? Guardami! Recita!". I rapporti tra Brando e Harris si erano così deteriorati, che per girare di nuovo il finale, l'irlandese si rifiutò di stargli accanto: così, aiutati dal montaggio, Harris recitò le sue battute a un ceppo d'albero. Per girare tale scena, Brando adottò uno stratagemma che avrebbe usato anche più tardi, in carriera: fece attaccare in fronte ad una delle comparse un foglietto con le sue battute da dire. Tra le numerose "stranezze" di Brando durante le riprese, ci fu la provocazione di questi verso Howard: non solo spesso improvvisava le proprie battute, mandando in confusione l'altro attore, ma si infilava del cotone nelle orecchie, per non sentire le battute dell'altro e irritarlo ulteriormente. Più basso di Howard, Brando indossò scarpe con tacchi per essere alto come il partner. Con tutti gli inglesi del cast, Brando ebbe un rapporto al limite dell'ostile: i britannici presero male i forti ritardi della star americana sul set, la tendenza a cambiare del tutto registro recitativo ad ogni ripetizione. In un'occasione, per corteggiare alcune donne di Tahiti, Brando ignorò volutamente le chiamate della regia sul set per avviare una ripresa. Quando si decise a presentarsi, Howard in segno di protesta lasciò a propria volta il set. Una mattina, Trevor Howard era introvabile, e, dovendo girare una scena che lo includeva, venne cercato dalla polizia: fu ritrovato ad un molo, due ore dopo, ancora sbronzo della notte precedente. Ciononostante, sul set recitò in maniera impeccabile. Howard, intervistato, a proposito di Brando, lo definì ridicolo, non professionale, e che avrebbe trasformato un santo in un diavolo in un batter d'occhio. Dopo la fine della lavorazione, Marlon Brando scrisse una lettera a Trevor Howard, scusandosi per il comportamento tenuto durante le riprese del film: Howard gli dette mano nel vincere una causa contro un giornale inglese che aveva pesantemente attaccato Brando durante la lavorazione, e i due tornarono insieme in un film, in "MORITURI". Nelle ultime tre settimane di lavorazione, Brando volle andare ad alloggiare in una villa abbandonata, 45 kilometri più distante di prima dal luogo delle riprese; la produzione spese migliaia di dollari per rendere abitabile la vecchia villa per il divo. Alla fine del film, la nave avrebbe dovuto bruciare: Brando disse ai produttori che se ciò fosse accaduto, avrebbe abbandonato il film. Così venne costruita una versione più piccola del "Bounty" e le venne dato fuoco. Durante le riprese di questa pellicola, Marlon Brando cominciò a prendere peso in maniera preoccupante, e più di una volta i costumi di scena gli si strapparono. La star si innamorò di Tahiti, il fatto di non essere riconosciuto in giro, e le attenzioni delle donne locali, lo stregarono. Per girare le scene della morte di Christian, dopo essere rimasto pesantemente ustionato, Brando, per simulare la sofferenza, si sdraiò su del ghiaccio coperto da stoffa: potevano fare tre soli ciak per volta, per non fare assiderare la star, la cui pelle diventava blu dopo un pò. Uno dei motivi di critica da parte della stampa verso questo lungometraggio, fu che il compenso stratosferico percepito da Marlon Brando, 1 milione e 250,000 dollari,  mandò fuori budget la produzione ( un pò come capitò a ELIZABETH TAYLOR in "CLEOPATRA"). Delle tre versioni del "Bounty", questa è la meno storicamente accurata. La nave costruita per "essere" il Bounty andò a fondo il 29 Ottobre 2012 nel corso dell'uragano "Sandy"al largo della costa Est degli USA, imbarcando acqua fino a cedere e affondare: morirono in due dell'equipaggio, il capitano Robin Walbridge e Claudene Christian, discendente di Fletcher Christian. Costruita per rappresentare il "Bounty", fu la prima nave in pratica veramente tale, e non uno scafo vuoto, messa su per le riprese di un film: durante le riprese, rischiò l'affondamento, perchè sovraccarica degli equipaggiamenti per girare. Per quasi tre decadi fu esposta a St. Petersburg, in Florida: fu presente anche in "L'ISOLA DEL TESORO""PIRATI DEI CARAIBI: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA". In pratica, il carattere sempre più fuori controllo di Marlon Brando, che segnò profondamente la lavorazione de "I DUE VOLTI DELLA VENDETTA" e questa pellicola, incrinò la stella dell'attore, per tutti gli anni Sessanta, fino alla rinascita del 1972, con "ULTIMO TANGO A PARIGI" e "IL PADRINO". Il lungometraggio costò infine diciannove milioni di dollari, corrispondenti, più o meno, a 145 milioni odierni: in patria incassò 13 milioni, cifra inferiore alle aspettative. Nonostante il mancato rientro nei costi, fu un film di impatto: UWE BOLL, addirittura, decise che avrebbe fatto cinema dopo aver visto questo lungometraggio. Agli Oscar ebbe sette nominations, tra le quali miglior film, fotografia, colonna sonora. Tre invece le candidature ai Golden Globes, per il miglior film drammatico, la migliore interpretazione femminile (Tarita) e miglior colonna sonora originale. 

Nessun commento:

Posta un commento