domenica 14 maggio 2017

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INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO
( Close encounters of the third kind, USA 1977)
DI STEVEN SPIELBERG
FANTASCIENZA
STEVEN SPIELBERG aveva intenzione di realizzare un documentario a basso costo, fatto di interviste a persone che affermavano di aver avuto contatti con UFO, e di riprese su luoghi ove ciò era avvenuto. A livello personale, il regista era rimasto molto colpito quando, da bambino, la sua famiglia lo aveva portato a vedere una straordinaria pioggia di meteoriti, e questo, in parte ispirò Spielberg per questo suo lavoro. Poi cominciò a scrivere una sceneggiatura per un film vero e proprio, proponendola alla Columbia Pictures, nel 1973; secondo le previsioni del regista, sarebbero occorsi circa 2 milioni e 700,000 dollari, per fare il film. Però, tra le incertezze dello studio nell'avviare la produzione di un progetto costoso, nelle mani di un director promettente ma ancora poco conosciuto, e le difficoltà riscontrate nel rifinire lo script, Spielberg accettò di girare "LO SQUALO" per la Universal Pictures. Il grandissimo successo del film dal romanzo di PETER BENCHLEY proiettò Steven Spielberg tra i registi che avevano carta bianca presso gli studios, ma le note difficoltà incontrate nel girare il blockbuster marino, resero il giovane regista deciso a voler fare il suo titolo successivo il più possibile su set e in studio.Nel frattempo, il budget necessario a fare "INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO" era salito a 4 milioni e 100,000 dollari. Il problema era che la Columbia non versava in buone acque finanziarie, ed un film così impegnativo, economicamente, poteva diventare irrealizzabile: DOUGLAS TRUMBULL, che aveva detto sì a Spielberg fin dal tempo della progettazione, rimase sbalordito quando si rese conto che, per realizzare gli effetti speciali come richiesti dal regista, i costi sarebbero divenuti, solo per quelli, circa 3 milioni. Prima ancora di iniziare le riprese, occorse un anno di lavoro a Steven Spielberg e l'illustratore GEORGE JENSEN, per creare rappresentazioni visuali delle idee del regista, a centinaia, producendo infine sette delle sequenze più importanti dell'opera, compreso tutto il finale con l'incontro con gli alieni. Alla sceneggiatura, non accreditati, misero mano anche WALTER HILL,  MATTHEW ROBBINS,  HAL BARWOOD, e JERRY BELSON. Il titolo del film fa riferimento alla classificazione ad opera dell'ufologo J. ALLEN HYNEK , che definì "Incontri ravvicinati: del primo tipo avvistamento di uno o più oggetti volanti non identificati, del secondo ritrovamenti di tracce del passaggio di alieni, del terzo, contatti con extraterrestri. Hynek compare nella pellicola verso la fine, ed è l'uomo dai capelli grigi, con la barba, che si avvicina a coloro che scendono dall'astronave madre.  PAUL SCHRADER aveva aiutato molto Spielberg a scrivere la sceneggiatura, ma quando scoprì che il regista aveva presentato allo studio una versione molto variata dello script, volle rimuovere il proprio nome dall'opera. RICHARD DREYFUSS aveva sentito Spielberg, sul set de "Lo squalo", parlare di questo suo progetto sugli extraterrestri. Quando capì che la formazione del cast stava diventando complicata, Dreyfuss si dette molto da fare per proporsi come protagonista della pellicola, ma la sua richiesta di 500, 000 dollari come paga parve eccessiva ai produttori, i quali offrirono il ruolo a JACK NICHOLSON, AL PACINO e GENE HACKMAN: Nicholson rifiutò perchè riteneva che troppi effetti speciali avrebbero offuscato il lavoro degli attori, Pacino si disse non interessato, e Hackman non accettò perchè il suo matrimonio era in grave crisi, e non era il momento di prendersi 16 settimane per girare un film, via da Los Angeles. Alcuni manager proposero allora JAMES CAAN, ma il suo agente "sparò" 1 milione come compenso, più il 10% degli incassi lordi. Fu contattato, da Steven Spielberg, pure STEVE MCQUEEN, che però disse di no, perchè si considerava inadatto a recitare una scena di pianto. Fu così che l'autocandidatura di Dreyfuss riprese quota, a patto che ritoccasse la richiesta iniziale al ribasso: così andò, e l'attore firmò per interpretare la parte principale. FRANCOIS TRUFFAUT fu la prima scelta del regista americano, per interpretare lo scienziato francese Lacombe, anche se la produzione aveva ipotizzato di rivolgersi anche a GERARD DEPARDIEU, LINO VENTURA, YVES  MONTAND, JEAN-LOUIS TRINTIGNANT e PHILIPPE NOIRET.  L'inglese di Francois Truffaut non era molto buono: per aiutarsi, il regista francese piazzava, quando doveva girare le proprie scene, fogli con le battute da pronunciare sul set, di modo che con lo sguardo poteva rintracciare i vocaboli e le espressioni giuste. Infatti, questo trucco lo suggerisce lui stesso ad un'attrice nel suo film "EFFETTO NOTTE". Per Truffaut, fu l'unica esperienza da attore in un film non da lui diretto, avendo precisato quando aveva accettato di prender parte al lungometraggio,che non avrebbe fornito alcun apporto alla regia. Quando si incontrarono, Spielberg era piuttosto in soggezione, e Truffaut gli disse che non avrebbe recitato, ma sarebbe stato solo se stesso: l'americano gli rispose che era proprio quello che desiderava, e il francese firmò per 75,000 dollari. Truffaut, però, alla lunga trovò i tempi delle riprese troppo lunghi, e constatò con Teri Garr, che per girare la scena in cui l'elicottero insegue Neary e gli altri, erano stati spesi 250,000 dollari, con i quali lui, in Francia, avrebbe realizzato un intero film. Di per contro, la stima per Spielberg, nel collega francese, crebbe enormemente, per come gestiva un affare così colossale con la massima calma, pazienza ed una buona dose di humour, tanto da lodare pubblicamente in interviste la perseveranza e la forza del regista americano. Il suo personaggio era ispirato al vero ufologo Jacques Vallèe. A testimonianza della consolidata stima, di Truffaut per il collega più giovane, quando Spielberg presentò a Cannes, nel 1982, "E.T.- L'EXTRATERRESTRE", si vide recapitare un telegramma firmato dal regista francese, che diceva "Tu appartieni a questo posto, più di me.".  CARY GUFFEY era così "professionale" e bravo sul set, da essere soprannominato "Buona la prima Cary", dato che non necessitava più di uno o due ciak per fare le proprie scene: Spielberg gli regalò una maglietta con il soprannome guadagnato sul set. STANLEY KUBRICK rimase fortemente impressionato dalla prova del bambino, da richiederlo come Danny Torrance in "SHINING", ma per ignoti motivi poi scritturò DANNY LLOYD. MELINDA DILLON, intervistata, dichiarò che girare la sequenza in cui tutti gli oggetti della cucina volano sia stata un'esperienza spaventosa: non c'erano state prove, e così quando le cose volarono per la stanza, l'attrice si agitò molto, e cercò di proteggere Cary Guffey. L'attrice venne scritturata appena una settimana prima che cominciassero le riprese, e si guadagnò una nomination agli Oscar per la sua prova. Fu suggerita da HAL ASHBY, il quale era venuto a sapere che il collega Spielberg era in difficoltà, perchè non riusciva a trovare l'attrice adatta per impersonare Gillian, e così gli spedì due bobine del suo "QUESTA TERRA E' LA MIA TERRA", appena ultimato, in cui la Dillon recitava. Appena visionate le pizze mandate da Ashby, Spielberg volle scritturare subito l'attrice. Melinda Dillon si era però infortunata ad una caviglia, quando ci fu da girare le scene alla Torre del Diavolo, ma strinse i denti e non comunicò subito il problema, perchè temeva di venire rimpiazzata. Spielberg volle scritturare TERI GARR dopo averla vista in uno spot per un caffè: per il suo ruolo, quello della moglie di Neary, Veronica, sostennero un provino anche MERYL STREEP e AMY IRVING. Quando Steven Spielberg chiamò BOB BALABAN per offrirgli la parte dell'interprete di Lacombe, l'attore gli rivelò che aveva studiato francese al liceo, ma da anni non lo parlava, e quindi non si riteneva adatto al ruolo. Il regista volle comunque fargli un provino, e poi lo scritturò: l'attore si iscrisse allora ad un corso alla Berlioz, e passò diverso tempo accanto a Francois Truffaut per creare una buona intesa con lui. Balaban tenne un diario delle riprese, così come aveva fatto CARL GOTTLIEB  mentre giravano "Lo squalo", che venne poi pubblicato poco dopo l'uscita della pellicola. Il figlio di Roy Neary, Toby, era il nipote di Richard Dreyfuss, JUSTIN DREYFUSS. Il padre dell'attore, invece, prese parte al film come comparsa, ma le scene in cui appariva non furono incluse nel montaggio definitivo. Nell'edizione originale del 1977, appare in maniera brevissima CARL WEATHERS, nei panni di un poliziotto militare che interroga Roy alla stazione ferroviaria. Mentre veniva girata la scena in cui Roy disegna la Torre del Diavolo sul purè, si sente la bambina più piccola dire "C'è una mosca morta nelle mie patate!": non era previsto in sceneggiatura, e gli attori in scena quasi proruppero in una risata, e Spielberg decise che aggiungeva realismo ad una scena familiare, così conservò la battuta. Il fatto di dover recitare per buona parte del film fingendo di vedere cose che in realtà, non c'erano, creò reazioni diverse negli attori: per Melinda Dillon  fu "un grande esercizio di recitazione", per Francois Truffaut  continuare a immaginare le cose descritte nello storyboard mostratogli da Steven Spielberg era faticoso, e Richard Dreyfuss, quando vide il film finito, osservò, scocciato, che se avesse avuto modo di interagire con qualcosa veramente, sul set, avrebbe recitato ancora meglio. Per girare la scena in cui Roy incontra per la prima volta gli extraterrestri, il camioncino su cui era Richard Dreyfuss venne posto su una tavola ruotante a 360°.  La famosa melodia di cinque note fece trovare d'accordo JOHN WILLIAMS e Steven Spielberg, dopo centinaia di tentativi. Il compositore aveva in mente, fermamente, di creare una musica affascinante e di impatto, che suggerisse felicità, per il primo incontro tra esseri umani ed extraterrestri. Williams concluse la registrazione della colonna sonora prima che il film venisse ultimato. Spielberg, montando il lungometraggio, tenne fortemente conto del rapporto tra le immagini e la musica: inversamente a come accade abitualmente, fu il montaggio a cercare la simmetria con le musiche. Sia per il compositore, che per il regista, in questo modo si sarebbe aggiunto lirismo all'opera. Il sintetizzatore usato da Lacombe per far sentire il codice musicale adottato per la comunicazione con gli alieni era uno Yamaha SY-2, uscito nel 1975. DOUGLAS TRUMBULL ottenne l'effetto delle nubi nel prefinale, inserendo vernice bianca in serbatoi riempiti per metà con acqua salata, per metà con acqua fresca. Il direttore della fotografia VILMOS ZSIGMOND sovraespose deliberatamente le immagini con gli alieni, così potevano apparire meno definiti, e più suggestivi; quando la produttrice JULIA PHILLIPS vide il girato, pensava che ci fosse stato un errore nello stampare la pellicola, e la reinviò per ottenere un contrasto più netto, e questo, invece, mise in evidenza maggiormente che erano dei pupazzi di gomma, creando un effetto deplorevole. Zsigmond, di seguito, rimandò ai tecnici la pellicola, per riottenere l'effetto da lui stesso creato, che, infatti, funzionò. Zsigmond aveva già lavorato con Spielberg per "SUGARLAND EXPRESS", e aveva preferito non prendere parte a "Lo squalo". Riscontrò che Spielberg era divenuto più tendente a comandare sul set,  meno disponibile a discussioni sul lavoro, ma trovò comunque entusiasmante l'esperienza. Molto del lavoro che lui e Spielberg compirono nel realizzare la pellicola, fu quasi sperimentale, e ciò non fu apprezzato da Julia Phillips e gli altri produttori, che furono sul punto di licenziare il direttore della fotografia. Ma Zsigmond era supportato, oltre che da Steven Spielberg, anche da Douglas Trumbull, che era cosciente del fatto che per funzionare bene i suoi effetti speciali avevano bisogno della massima cura nell'illuminare il set. Dopo due mesi di riprese, la Phillips e alcuni finanziatori cominciarono a farsi vedere sul set, preoccupati dai tempi di lavorazione, e la produttrice aveva già contattato, in privato, altri direttori della fotografia come JOHN ALONZO, LASZLO KOVACS, ERNEST LASZLO, ma tutti le risposero che se non fosse stato capace Zsigmond di ottenere il meglio per il film, nessuno di loro avrebbe potuto far meglio. Il punto d'atterraggio costruito per gli UFO era  alto 27 metri, largo 76, e lungo 137, costituendo, all'epoca, il set al chiuso più grande mai costruito. La faccenda dell'U.S. Navy Flight 19, che riappare nel film, è riferita al "Lost Flight 19", che lasciò la stazione navale presso cui era in forza, e non se ne ebbero più tracce. La "Cotopaxi", la nave rinvenuta nel deserto del Gobi, era davvero un vascello sparito, e poi ritrovato, nel triangolo delle Bermude, nel 1925. Invece, nella sequenza in India, la folla intona "Aaya Re! Aaya!!!", che significa "E' venuto!", in Hindi. Nella scena fa una comparsata anche il cantante dei GRATEFUL DEAD, JERRY GARCIA, mescolato tra la folla.Il maggiore Benchley, che, impersonato dall'attore GEORGE DI CENZO, è l'ufficiale della Air Force che mostra la foto, fasulla, di una finta astronave per sminuire le teorie degli avvistatori di UFO: il nome al personaggio venne dato riferendosi a Peter Benchley, che secondo Spielberg era un uomo fondamentalmente scettico. Per dare la traccia sonora dell'astronave-madre nella scena della comunicazione tra terrestri ed alieni, venne ingaggiato il suonatore di tuba JIM SELF. Per Spielberg e Williams, la difficoltà del suonare tale strumento dava un tocco di umanità agli extraterrestri. Il codice di cinque gesti usato per comunicare con gli extraterrestri, erano utilizzati per segnalare il solfeggio, in musica, in classi per ragazzi con problemi all'udito; fu un'invenzione del reverendo John Corwen, poi adattata dal musicista ZOLTAN KODALY. Una delle prime idee riguardo alla rappresentazione degli extraterrestri, era mettere oranghi sui pattini: la cosa non funzionò, perchè quando agli animali vennero posti i pattini, furono terrorizzati dall'effetto delle ruote sul pavimento, e si lanciarono tra le braccia degli addestratori. Spielberg, per realizzare alcuni effetti speciali, e gli alieni, testò alcune elaborazioni al computer ( la futura CGI), che non gli dettero alcuna soddisfazione, e cambiò idea. Fu BOB BAKER a disegnare l'alieno dalle lunghe braccia, poi migliorato e perfezionato da CARLO RAMBALDI: in otto persone manovravano il modello, e pare che Spielberg ne fosse molto affascinato, giocandoci durante le pause delle riprese. Anche Truffaut rimase affascinato dalla creazione di Baker e Rambaldi, salutandolo simbolicamente ogni mattina. I piccoli alieni che attorniano Neary alla fine del film furono bambine tra gli otto ed i dodici anni, camuffate: Spielberg volle che fossero femmine, perchè riteneva che si muovessero con più grazia. In rilievo sull'astronave-madre che sorvola la Torre del Diavolo, è possibile notare un R2-D2 capovolto. L'idea di dare un "ruolo" cruciale alla montagna senza punta venne a Spielberg guardando "SFIDA INFERNALE".  Durante una tempesta estiva, una parte del colossale hangar che fungeva da set, venne divelta, fortunatamente senza ferire nessuno: come disse Richard Dreyfuss, "Parte delle riprese rappresentarono un incubo: passavi dal divertimento alla paura.". Secondo Steven Spielberg, montare gli ultimi venticinque minuti di "Incontri ravvicinati" è stata la cosa più difficile della propria vita: il fatto di basarsi su effetti ottici, rendeva ancora più complessa la lavorazione del film, che il regista definì "complicato e costoso il doppio de "Lo squalo", che già era stato assai impegnativo. Douglas Trumbull lo ringraziò pubblicamente per l'enorme pazienza e saggezza che aveva mantenuto, nonostante la fortissima pressione dello studio. JOE ALVES, production designer del film, e futuro regista de "LO SQUALO 3-3D", scelse una vecchia e isolata fattoria per diventare la casa dei Guiler, per rappresentare la natura di spirito libero di Jillian. Cary Guffey era realmente commosso girando la scena, in sottofinale, quando saluta gli extraterrestri: Spielberg gli aveva spiegato che doveva immaginare che i suoi amici partissero per sempre, e non li avrebbe più rivisti. Invece, per girare la scena in cui il bimbo incontra gli alieni, e per ottenerne la meraviglia, Spielberg fece inquadrare Cary Guffey, mentre, a sorpresa, uscivano sul set un membro della troupe vestito da clown, ed uno da gorilla, e quando quest'ultimo si tolse la maschera, il bambino reagì con il sorriso che abbiamo visto sullo schermo. Il titolo di lavorazione fu "Watch the skies", una citazione del finale de "LA COSA DA UN ALTRO MONDO". Le misure di sicurezza, affinchè quando il film sarebbe uscito, il risultato risultasse ancor più sorprendente, furono piuttosto severe: un giorno che Spielberg aveva dimenticato la carta d'identità a casa, ebbe problemi ad entrare nell'hangar che faceva da set. Spielberg aveva girato diverse scene che gli era costato molto tagliare, quando aveva dovuto montare il film, e così "Incontri ravvicinati" divenne uno dei primi lungometraggi ad avere un' "Edizione speciale", che rendesse meglio la visione dell'autore. Spielberg avrebbe avuto intenzione di far uscire il film nell'Estate del 1978, ma la brutta situazione della Columbia, fece sì che i boss della casa produttrice programmassero l'uscita del lungometraggio alla fine del 1977: il regista, molto sotto pressione per i tempi "di consegna", ammise che realizzare il film in tempi ristretti lo aveva spinto a omettere cose che riteneva importanti. Per via del grande successo riscontrato dalla pellicola, la Columbia dette a Spielberg due milioni di dollari in aggiunta, per girare scene dentro l'astronave madre per l'Edizione Speciale. La nave spaziale, oggi, è visibile allo Smithsonian Air and Space Museum, nella sezione Steven F. Hudvar-Hazy, a sud dell'aeroporto di Chantilly, in Virginia. Sullo scafo si possono vedere, appunto, RD-D2 capovolto, un cimitero, una cassetta delle lettere, e modelli di aeroplano che erano stati prelevati dall'astronave. Il modello più utilizzato nel finale del film venne nascosto nel garage di Steven Spielberg per non rischiare che venisse fotografata da reporter, e si perdesse l'effetto-sorpresa.  Mentre girava le scene che la includevano, Steven Spielberg non aveva più che una vaga idea di come la nave spaziale sarebbe apparsa nel film: solo che fosse gigantesca, impressionante, e molto oscura.  Quando, tempo dopo, mentre girava le sequenze in India, stava guidando nei pressi di una grande raffineria di petrolio, rimase colpito dal gran numero di luci, tubi, e particolari del posto, e fu lì che decise che la "sua " astronave sarebbe stata più bella se fosse stata luminosissima, anche se aveva già girato la scena in cui la grande ombra del velivolo spaziale oscurava coloro presenti al suo arrivo. La parte inferiore della nave era ispirata alla veduta della S. Fernando Valley. Il cielo che si rabbuia, e la forma delle nubi della sequenza in cui il figlio di Jillian viene prelevato dagli extraterrestri, rimanda volutamente a "I DIECI COMANDAMENTI", quando l'Angelo della Morte appare in cielo per uccidere tutti i primogeniti egizi. Inoltre, il film di CECIL B. DE MILLE è quello che Roy guarda, assieme alla sua famiglia, quando gli giunge la chiamata di lavoro che gli farà incontrare gli alieni. Invece, durante la lavorazione del lungometraggio, Spielberg guardò più volte "SENTIERI SELVAGGI", come rivelò in un'intervista. Come raccontato più volte dall'autore del film, un altro punto di riferimento cinematografico fu "INTRIGO INTERNAZIONALE", con il parallelo della scena sulla Torre del Diavolo con quella sul Monte Rushmore, che, tra l'altro, dista da lì solo 90 miglia. L'ultima scena che venne girata fu quella d'avvio del film, nel deserto. Spielberg, in un'intervista, dichiarò che, se avesse dovuto girarlo al giorno d'oggi, non avrebbe mai chiuso il racconto con Roy Neary che abbandona la famiglia per viaggiare nello spazio. Lo stuntman, poi divenuto regista, CRAIG R. BAXLEY si ferì girando la sequenza in cui auto della polizia, inseguendo gli UFO su strade di montagna: Baxley viaggiava troppo velocemente con l'auto, e, in pratica, saltò oltre il punto in cui avrebbe dovuto "atterrare" con la macchina, e benchè indossasse un casco, si ferì alla testa, dovendo essere ricoverato per giorni.  Elmer, il cocker spaniel di Steven Spielberg, compare nella pellicola, quando nel finale scende dalla rampa dell'astronave: era apparso anche ne "Lo squalo", come cane della famiglia Brody. Originariamente, il film avrebbe dovuto concludersi sulle note della celeberrima "When you wish upon a star", tratta dal "PINOCCHIO" della Disney, ma in una proiezione-test, Spielberg si accorse che non funzionava, e le note della canzone rimangono comunque, verso il finale, nella colonna sonora di John Williams. Spielberg volle montare il film in un appartamento in affitto a Marina del Rey, sotto sorveglianza affinchè non ci fossero intrusioni. Fu la prima collaborazione tra Spielberg e il montatore MICHAEL KAHN, un longevo rapporto.   "Incontri ravvicinati del terzo tipo" uscì nella stessa settimana in cui "GUERRE STELLARI" battè "Lo squalo" come miglior incasso di tutti i tempi.  Come rivelò quando partecipò a "Inside the Actor's Studio", a JAMES LIPTON, Spielberg non aveva mai realizzato che poteva essere dipeso dal fatto che sua madre fosse una musicista, e suo padre uno studioso di tecnologia ed elettronica, che la comunicazione con i terrestri da parte degli alieni, fosse operata con computer che producevano musica. Il primo colpo di manovella fu dato nel Dicembre del 1975, per far avere agevolazioni fiscali alla Columbia Pictures, per poi interrompere le riprese due giorni dopo, e riprenderle solo nel Maggio successivo. A fine lavorazione, Julia Phillips fu estromessa dalla Columbia Pictures per la promozione della pellicola: la produttrice stava passando un pessimo periodo personale, tra un divorzio particolarmente faticoso, e problemi con la cocaina. La Marvel pubblicò un adattamento del film, che però, per via della gran segretezza della lavorazione, e della sceneggiatura, fu relativamente riuscita, dovendosi basare solo su sommi capi della storia. La post-produzione terminò solo a Giugno del 1977, troppo tardi per competere con gli altri blockbuster estivi, a partire dal "rivale" "Guerre stellari": del resto, proprio a Spielberg ed al suo "Lo squalo" si deve la trasformazione dell'estate americana come la fase dei grandi successi stritola-record d'incassi.  RAY BRADBURY, dopo aver visto il film, affermò che era il più grande lungometraggio di fantascienza mai realizzato. JEAN RENOIR paragonò il lungometraggio alle opere di JULES VERNE e GEORGES MELIES. Eppure, Steven Spielberg si disse non del tutto soddisfatto, perchè avrebbe voluto realizzare un film ancora più stupefacente. La prova di Cary Guffey fu così apprezzata, da essere seriamente considerata nelle nominations per gli attori non protagonisti agli Oscar: se avesse ricevuta la candidatura, a cinque anni, sarebbe stato il più giovane candidato di sempre, e probabilmente lo sarebbe rimasto, fino ad un altro fenomeno simile. Il bambino recitò poi l'anno dopo in "UNO SCERIFFO EXTRATERRESTRE....POCO EXTRA E MOLTO TERRESTRE", ed il suo seguito "CHISSA' PERCHE'....CAPITANO TUTTE A ME" accanto a BUD SPENCER, nei quali interpretava il piccolo extraterrestre H7-25. Le riprese durarono, concretamente, perlomeno il grosso del lavoro, dal Maggio 1976 al Febbraio 1977. Il film costò 20 milioni di dollari, e ne incassò 132 nei soli Stati Uniti, con altri 171 nel resto del mondo, giungendo a 303 milioni dell'epoca, tramutandosi in uno dei più alti incassi di tutti i tempi, e salvando, di fatto, il futuro della Columbia Pictures. Candidato a nove premi Oscar, ma non per il miglior film, ne vinse due: uno, per la migliore fotografia, ed uno, a FRANK E. WARNER per il montaggio degli effetti sonori. Ai Golden Globes le candidature furono invece quattro, per il film, la regia, la sceneggiatura e la musica, senza portare via alcun premio. Nove le candidature ai BAFTA, tra le quali per il miglior film e la migliore regia, vincendone due per la direzione artistica e la colonna sonora. Vinse anche il David di Donatello come miglior film straniero. In sostanza, consacrò definitivamente il nome di Steven Spielberg a Hollywood. 

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