martedì 27 ottobre 2015


IL LABIRINTO DEL FAUNO (El laberinto del Fauno, ES/MEX/USA 2006)
DI GUILLERMO DEL TORO
FANTASTICO
GUILLERMO DEL TORO credeva così tanto nel suo progetto "IL LABIRINTO DEL FAUNO", da rinunciare all'offerta di dirigere "LE CRONACHE DI NARNIA:IL LEONE, LA STREGA E L'ARMADIO", per dedicarsi a questo lungometraggio. Inoltre, rifiutò la proposta di raddoppiare il budget se avesse girato il film in inglese: rispose che non contavano le esigenze di mercato, e che il suo lavoro sarebbe stato realizzato come lo aveva concepito. IVANA BAQUERO aveva undici anni all'epoca delle riprese, più grande quindi della bambina di nove che la sceneggiatura inquadrava come protagonista, ma Del Toro fu così colpito dalla piccola attrice, da correggere alcune parti della sceneggiatura per agevolarla e avere lei come ruolo principale. Il ruolo del Dottore venne offerto a JAVIER CAMARA, che non lo accettò, e fu così ALEX ANGULO ad interpretarlo.Il regista e sceneggiatore ha un metodo di lavoro molto personale, e butta giù appunti a profusione sul come girare una scena, soprattutto quando sta studiando il progetto, prima di avviare le riprese: si accorse, solo verso la fine della lavorazione di questo lungometraggio, di aver lasciato dei fogli con post-it importanti nel retro di un taxi. Il conducente, quando se ne accorse, capì che gli appunti erano cruciali, e volle riconsegnarli di persona al regista, perdendo tempo e denaro per l'operazione: Del Toro prese la vicenda come un segno del Destino, e proseguì il lavoro più determinato che mai. Per rendere la voce del capitano Vidal più minacciosa possibile, il regista suggerì a SERGI LOPEZ di alzarla di un'ottava più del solito, e di mantenere il più possibile un tono neutrale. L'attore MANOL SOLO rischiò seriamente di morire, quando un cavallo gli piombò addosso. I sottotitoli in inglese che accompagnarono l'edizione per il mercato anglosassone furono redatti dal regista in persona, che aveva incontrato problemi con le versioni in inglese di precedenti sue pellicole, e non volle neanche incontrare alcun traduttore. Per ultimare la pellicola, Del Toro rinunciò anche al proprio stipendio.La stanza del capitano era fatta in modo da somigliare all'interno dell'orologio del padre, scelta che per Guillermo Del Toro rappresentava la mente tormentata del personaggio. STEPHEN KING volle visionare il film accanto a Del Toro, e quando lo scrittore di horror, vedendo la celebre scena in cui l'Uomo Pallido insegue Ofelia, si inquietò, per il regista, come rivelò poi, fu come vincere un Oscar! Ci volevano cinque ore per truccare DOUG JONES, l'unico statunitense sul set, e anche l'unica persona sul set a non parlare lo spagnolo, da Uomo Pallido, e usava le narici del costume come fessure per gli occhi, per vedere dove stesse andando. Per girare la scena in cui la creatura mostruosa che impersona divora le fate, Jones dovette mordere profilattici pieni di sangue finto. Le gambe del Fauno non erano aggiunte digitalmente, bensì erano gambe finte mosse da quelle di Jones: al computer, successivamente, vennero cancellati gli arti inferiori dell'attore. Doug Jones dovette imparare a memoria le battute di Ofelia, nella scena che li vedeva insieme, per sapere quando muoversi: infatti, il trucco non gli permetteva di sentire bene. Nel film ci sono, via via, riferimenti al Fauno, sia nella forma dell'albero del Rospo Gigante, che nell'ingresso del Labirinto. Del Toro ritenne che l'albero del Rospo Gigante, visto sul set, non risultava altrettanto imponente di come l'aveva pensato scrivendo il film, e ne fece costruire, in due giorni, una versione molto più grande.  Il Fauno si rivolge a Ofelia riferendosi a lei con "Vos", che in spagnolo è come ci si rivolge senza prendere confidenza e portando il massimo rispetto. La città in rovine vista a inizio film è la città vecchia di Belchite Zaragoza, che venne praticamente distrutta durante la guerra civile spagnola, e mai più riedificata: anche TERRY GILLIAM vi ambientò sequenze del suo "BARONE DI MUNCHAUSEN". Per il regista, i ribelli della foresta equivalevano al cacciatore nella favola di Cappuccetto Rosso. Quando venne chiesto a Del Toro come mai avesse scelto di concludere il film in maniera così triste, il regista spiegò che aveva tenuto a mente la citazione di SOREN KIERKEGAARD secondo la quale il regno di un tiranno finisce quando egli muore, ma quello di un martire inizia quando questo succede, e che il senso ultimo del film fosse che vive per sempre chi sceglie come morire. Quando venne presentato a Cannes, il lungometraggio ebbe 22 minuti di applausi. In Messico, all'uscita della pellicola, molti genitori, avendo frainteso il tipo di film, portarono i figli piccoli a vederlo, durante la prima settimana di proiezione: per evitare noie, vennero attaccati cartelli sui manifesti che avvertivano la presenza di scene violente o impressionanti. BJORK rimase così impressionata dalla visione del film, che quando tornò a casa, scrisse di getto la sua canzone "Pneumonia".E' uno dei pochissimi casi in cui un film fantastico è stato candidato all'Oscar quale miglior film straniero. Le riprese si svolsero tra il Luglio e l'Ottobre del 2005. Fu anche la prima volta che un lungometraggio messicano ebbe tale candidatura. Costato 13 milioni e mezzo di Euro, incassò 37 milioni di dollari nei soli USA. Le nominations per l'Oscar che il film ricevette furono sei, anche quella per la miglior sceneggiatura originale, tra le altre, e ne vinse tre: per la miglior fotografia, il miglior trucco e la migliore direzione artistica. Ebbe anche la candidatura come miglior pellicola straniera per i Golden Globes, senza vincere, e ai Bafta furono otto, con tre che divennero premi: quello per il miglior film straniero, miglior trucco e acconciature, e migliori costumi. E' già considerato un nuovo classico del cinema fantastico.

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