giovedì 30 luglio 2015


LA MASCHERA DEL DEMONIO ( I, 1960)
DI MARIO BAVA
 HORROR
Grande appassionato dell'opera di NIKOLAJ VASIL'EVIC GOGOL, MARIO BAVA prese spunto dal racconto dello scrittore russo "Il Vij", per suggerire agli sceneggiatori ENNIO DE CONCINI e MARIO SERANDREI il soggetto per "LA MASCHERA DEL DEMONIO", che avrebbe cambiato, insieme a "I VAMPIRI" di RICCARDO FREDA, la concezione di "horror" in Europa, e in Italia soprattutto, creando dal nulla il "gotico italiano". BARBARA STEELE non ebbe mai il copione a disposizione, ma le venivano fornite, giorno dopo giorno, le pagine necessarie alle scene da girare. Tra l'attrice e Bava non ci fu un rapporto cordiale: il regista voleva esaltare la carica erotica di Barbara Steele, mostrandola con un'ampia scollatura, ma la donna non ne volle sapere, e contestò anche la parrucca di scena che doveva indossare. Una volta si rifiutò di andare sul set, perchè a suo dire, il regista voleva mostrarla quasi nuda: per Mario Bava, i problemi sorgevano soprattutto per via della poca esperienza dell'attrice, e perchè c'era soprattutto scarsa comunicazione, con problemi di traduzione delle rispettive lingue. Nella versione italiana, si parla di una relazione incestuosa tra la principessa Asa e Javutic, mentre nelle versioni internazionali non c'è il minimo accenno alla cosa. Sia Barbara Steele che ARTURO DOMINICI avrebbero dovuto indossare zanne da vampiro, ma Bava, dopo qualche inquadratura che vedeva i due attori con tali protesi, decise che sarebbero stati più inquietanti senza: per questo esistono foto di scena con i due in versione vampirica. La ragazzina che viene mandata a mungere una mucca ,mentre Javudo (il personaggio di Dominici) esce dalla tomba, è la figlia dell'attore, GERMANA DOMINICI. La versione americana ha la colonna sonora composta da LES BAXTER, che comunque contiene brani della soundtrack originale, di ROBERTO NICOLOSI.  In USA venne distribuito dalla American International, risultando il maggior successo al box-office dell'anno, più dei titoli di casa "I VIVI E I MORTI", e " IL TERRORE DEI BARBARI": molto del successo della pellicola italiana fu dovuto all'alto gradimento di pubblico e recensori, e del tam-tam dei fans del lungometraggio. TIM BURTON ha rivelato che è il suo film dell'orrore preferito. In Inghilterra, quando la pellicola giunse nel 1961, venne negato il nullaosta della censura: in Gran Bretagna, infatti, il film fu edito solo in video, nel 1992. Bava disse in un'intervista che un'importante casa di produzione americana gli aveva offerto di fargli dirigere un remake del film, a colori, ma egli rifiutò: l'avrebbe poi realizzato suo figlio LAMBERTO BAVA, nel 1989, ma con scarso successo. Ha conosciuto una meritata rivalutazione dalla critica italiana, ed è considerato oggi un caposaldo del cinema italiano di genere. 

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